3 febbraio 2014

PAROLE AL VENTO

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,
non è stata pronunciata in arabo l’ultima esilarante dichiarazione del nostro presidente del Consiglio, Enrico Letta, ma ha tutto il sapore delle fiabesche e misteriose vicende da Mille e una notte, considerato anche il contesto nel quale il numero uno del governo italiano si è trovato a proferirla. Eppure ha dell’incredibile! In sostanza, il capo della squadra esecutiva del Belpaese, pieno fino all’orlo di questioni quali instabilità politica, recessione e calo dei consumi e del potere d’acquisto, nonché delocalizzazione delle aziende, insomma, il leader di un team governativo sorto su grandi rovine e piccole intese, intervistato dalla rete araba Al Arabiya ha assicurato che “la crisi è finita in Europa e in Italia”.

Bene! La crisi è finita! L’Italia è libera dalla morsa della recessione! Le imprese hanno iniziato a produrre, a vendere e ad assumere! La disoccupazione ha subito un forte calo, mentre i consumi sono stati protagonisti di una repentina impennata! Sogno o son desto?

O meglio, caro Letta, sogni o sei desto?

A me non sembra che la crisi sia finita. Magari può essere così in qualche Paese europeo, forse anche in uno di quegli Stati che avevano risentito più di noi della difficile congiuntura economica, ma che poi sono stati in grado (meglio di noi) di risalire la china con riforme strutturali e concrete. Purtroppo però qui, in Italia, nel Paese che il presidente Letta governa senza evidentemente conoscere, la crisi non è finita. Appare più che altro come una dichiarazione campata in aria, quella rilasciata alla tv araba. Senza prove, senza alcun legame con la realtà, ma d’altronde a questo c’eravamo abituati. I governi degli ultimi anni hanno avuto tutti un fattore comune: la distanza abissale dai problemi quotidiani della gente.

È così il nostro presidente dice che la crisi è finita. Ma a chi vuole darla a bere? Pensa, forse, che nessuno legga i giornali o guardi la tv? Sempreché non basti semplicemente vivere la vita di tutti i giorni per rendersi conto che la crisi c’è ancora ed è forte. Purtroppo non vedo nessuna prospettiva positiva per quel che concerne la crescita economica del Paese. Ad esempio, prendiamo così qualche dato diffuso proprio nei giorni scorsi dalle diverse associazioni di categoria. Soffermiamoci sul Pil, vediamo cosa ci dicono gli industriali. Ebbene, pare che per il 2014 possiamo sperare solo in un timido incremento oscillante tra i sei e i sette decimi. Spostiamoci poi sui consumi. Tralasciando il fatto che questi hanno raggiunto i minimi storici e non hanno beneficiato neanche del periodo natalizio tradizionalmente consono alla ripresa delle vendite. Vediamo che addirittura la gente finisce con l’essere costretta a sacrificare anche la qualità di ciò che mangia. Nel corso dell’anno passato infatti il 59% degli italiani, vale a dire sei su dieci, si è cibato con prodotti alimentari scaduti. Le associazioni di categoria hanno inoltre riscontrato un calo del 3,9% per quel che concerne gli acquisti alimentari, con un contestuale aumento delle vendite ai discount. Insomma, a me questo non sembra il quadro di un Paese nel quale la crisi è finita!

Senza dimenticare poi la pressione fiscale che aumenta con l’unico obiettivo di far crescere la liquidità necessaria allo Stato. Gli italiani, cittadini di un Paese che a detta del suo premier è fuori dalla crisi, sono i più tartassati d’Europa, spremuti fino all’ultimo centesimo al solo fine di mettere in equilibrio i conti statali.

Ecco, avrei di gran lunga gradito che Enrico Letta, anche a costo di presentare aspetti negativi del ‘sistema Italia’, avesse tratteggiato le difficoltà del Paese. Se avesse agito così avrebbe potuto dar prova di conoscerci davvero, di aver toccato con mano le difficoltà alle quali ciascuno di noi va incontro tutti i giorni. Invece non ci conosce. Non lo sa e non è interessato a saperlo. Pertanto continuerà ad andare avanti aggrappandosi a frasi prive di fondamento, mentre sotto di lui l’Italia si sfalda e subisce, ad esempio, le procedure d’infrazione per non aver saldato in tempo e in misura completa i debiti che la pubblica amministrazione ha contratto con le aziende. Ecco, questo accade in un Paese che è fuori dalla crisi? Io non penso.

Il punto è che noi, i cittadini, lo sappiamo quanto sia difficile governare un Paese che sta vivendo questa complicata congiuntura economica. Proprio per questo avremmo preferito che il nostro presidente del Consiglio avesse optato per la verità piuttosto che per una palese bugia.“La sincerità non consiste nel dire, ma nell'intenzione di comunicare la verità”, affermava il filosofo inglese Samuel Taylor Coleridge. Nel caso in questione, l’intenzione porta con sé il fantasma dell’inganno. Si può dire qualsiasi cosa, ma noi cittadini lo capiamo quando nell’intenzione c’è la menzogna mascherata da ottimismo.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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