30 gennaio 2014

POS... DOMANI SI VEDRÀ

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,
proprio nei giorni scorsi ho commentato quel provvedimento inutile e ridicolo sull'obbligo dell'introduzione del Pos anche per i professionisti! Il mio intervento prendeva spunto dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del relativo decreto che ha fissato limiti e decorrenza del nuovo onere.

Oggi come ieri mi ritrovo a dover sottolineare l’inutilità del provvedimento, soprattutto per quel che concerne la lotta all’evasione. Infatti non è certamente introducendo nuovi obblighi a carico dei già vessati professionisti che si contrasta il fenomeno evasivo.

Tant’è che nel breve giro di appena ventiquattr’ore dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta, è stato presentato un emendamento che ne dispone la proroga a giugno del prossimo anno. Dunque, prima di giugno 2015 né per i professionisti né per gli imprenditori indicati nel decreto potrebbe palesarsi l’obbligo di munirsi del Pos. Come dobbiamo leggere questo ennesimo posticipo? Ebbene, a mio parere è la dimostrazione che il presente governo, come quelli che lo hanno preceduto, non sa muoversi che a suon di proroghe, considerandole a mo’ di correzione agli errori evidentemente connessi. E questo vi sembra un atteggiamento serio? Io non credo. Anche perché, leggendo le giustificazioni addotte, non v’è proprio nulla per cui valga la pena di gioire. Scrivono che “il maggior tempo è stato concesso per offrire alla platea di interessati di dotarsi del Pos”. Il punto è che il problema non è il tempo, bensì i costi e gli adempimenti connessi all’obbligo.

Ora, già ho sottolineato la mia profonda indignazione innanzi a un provvedimento che non serve né per aiutare i professionisti a riscuotere i compensi né per tracciare i pagamenti, perché nel primo caso il cliente che non paga continuerà a non farlo e nel secondo c’erano già sistemi quali assegni e bonifici; a un simile sdegno è andata anche ad aggiungersi l’amara consapevolezza che questa misura aiuterà solo le banche, già fortemente aiutate ai tempi in cui la crisi economica aveva raggiunto il proprio apice.

In realtà, il vero problema non è come si paga, ma riuscire a far emettere i documenti fiscali. E’ ben noto che se un’ imprenditore o professionista non emette la fattura, non si farà mai pagare con un bonifico o un assegno e allora, forse, è meglio se ci diciamo come stanno davvero le cose, l’obbligo dell’installazione del POS presso gli studi professionali non è altro che un favore alle banche. Obbligo che non porterà un solo euro di evasione nelle casse dello Stato.
Sulla base dei dati aggiornati al 2012, risulta che avvocati e commercialisti italiani arrivano a circa 325.000. Se consideriamo che il costo del POS, per il solo noleggio, ammonta a circa 15 euro al mese che moltiplicati per 12 mesi l’anno per i 325.000 professionisti (e stiamo parlando solo di queste categorie) il nuovo obbligo porterebbe nelle casse degli Istituti di credito e delle varie società collegate circa 60.000.000 euro… senza fare assolutamente nulla. Se poi consideriamo che vi sono altre categorie di professionisti e imprese, e le commissioni annesse all’utilizzo, è facile dedurre come gli introiti sono destinati ancora ad aumentare. A questo punto mi chiedo e vi chiedo, a chi porterà dei benefici l’obbligo del POS? A guadagnarci non sarà lo Stato ma i soliti, ormai, noti.

Ad oggi poi, accanto a un provvedimento estremamente opinabile in quanto chiara dimostrazione dell’incapacità diffusa nel governo, dobbiamo altresì assistere all’ennesimo rinvio. Ma è possibile che questi massimi esperti di politica ed economia, che occupano le poltrone più alte senza meritarlo, non capiscono che non è con i rinvii che si risolvono i problemi gravanti sul Paese? Le proroghe hanno il sapore del fallimento che non riguarda noi, bensì il governo che non è stato in grado di mantenere un equilibrio tra la realtà concreta che i cittadini vivono nel quotidiano e le scelte legislative messe in atto.

Il mio auspicio è che nei prossimi mesi, vagliando nuovamente la questione, si possa giungere a un’opportuna cancellazione della misura, perché è palese la scarsa utilità sia ai fini della lotta all’evasione sia in riferimento alla certezza dei pagamenti e alla loro tracciabilità.

Questo ennesimo rinvio, dunque, non dev’essere motivo di soddisfazione, quanto invece un pretesto per impiegare il tempo che abbiamo a disposizione per rivedere il provvedimento e spingere chi di dovere a sopprimerlo, proprio perché non necessario a raggiungere i suddetti fini. Abbiamo le finanze a secco, questo intervento finirebbe per generare ulteriori risvolti negativi!

Tra un rinvio e l'altro la vita se ne va”, scriveva Seneca a Lucilio. Non è forse quello che sta accadendo al nostro Paese? Tra un rinvio e l’altro, il rispetto, la democrazia e la giustizia se ne vanno!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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