29 gennaio 2014

POS… MA MI FACCIA IL PIACERE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,

non passa giorno in cui i nostri governanti non diano prova della propria inutilità emanando decreti e provvedimenti altrettanto inutili, che hanno l’unico fine di rendere più pesante e ingarbugliato il già caotico apparato burocratico italiano.

Ultima dimostrazione di un tale modus operandi è il recente decreto che impone l’obbligo ai professionisti e agli imprenditori di munirsi del Pos a partire dal 28 marzo prossimo. Il pagamento elettronico dovrà infatti essere accettato per l’erogazione al pubblico di prodotti e servizi qualora l’importo superi la soglia dei trenta euro. Fino al 30 giugno questo obbligo opera limitatamente ai pagamenti effettuati nei confronti di imprese e professionisti con fatturato superiore ai 200.000, per poi estendersi a tutti a prescindere dal volume di affari.

L’introduzione di questo nuovo onere in carico a professionisti e imprese è giustificato dall’Amministrazione Finanziaria che lo indica quale ulteriore strumento per la lotta all’evasione. Ora, ben venga questo contrasto che è necessario e al quale tutti dobbiamo dare una mano; tuttavia bisogna riconoscere che vi sono misure giuste e opportune, altre invece che non apportano alcuna utilità alla politica di sradicamento dei comportamenti irregolari nei confronti del fisco. E proprio tra queste ultime ritengo si debba annoverare la recente disposizione in merito all’obbligo del Pos. Il punto è che una simile disposizione non solo non era necessaria, perché per rendere tracciabili i pagamenti potevano essere usati sia gli assegni che i bonifici, ma ha come risultato quello di rafforzare i poteri già forti, vale a dire quelli in mano alle banche, uniche beneficiarie dell’obbligo introdotto.

Non mi esprimo sul versante dell’imprenditoria, ma per quanto riguarda gli studi professionali credo di averne maggiore conoscenza. Pertanto mi chiedo quanti studi possano permettersi di sostenere anche i costi di mantenimento di un Pos, quando già trovano non poche difficoltà per la semplice sopravvivenza. In un periodo di crisi, quando risulta arduo farsi pagare la parcella, non credo che la soluzione sia aggiungere un nuovo metodo di pagamento, magari mascherandolo con il tormentone della lotta all’evasione. Gli studi non incassano più, i clienti pagano (se pagano!) con estremo ritardo. Purtroppo non è così che si infliggono i colpi alle irregolarità. In questo modo a perire sono i piccoli professionisti e gli imprenditori, ancora una volta schiacciati da obblighi e adempimenti inutili che tra l’altro non possono neanche rispettare. È chiaro che il pagamento elettronico è più facile e veloce, con la garanzia di incassare subito il compenso pattuito. I difensori dello stesso vanno blaterando che in altri Paesi si paga addirittura il giornale con il bancomat! Ma ben venga anche in Italia una cosa del genere, a patto però che si abbattano i costi così come è avvenuto proprio in quei Paesi che portano ad esempio.

E mi provoca non poca meraviglia poi il commento dell’extraterrestre Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia in uno Stato in cui l’economia sta naufragando. Il capo del Tesoro ha spiegato infatti che il provvedimento si inserisce nel piano di attuazione dei programmi dell'Agenda digitale “favorendo i consumatori nei loro acquisti attraverso una più ampia diffusione della moneta elettronica e garantendo maggiore tracciabilità per le transazioni con imprese e professionisti". Ecco, non saprei cosa dire! Non ho parole. Queste affermazioni sottolineano ancora una volta la distanza tra il governo, la politica e la quotidianità. Bisognerebbe ricordare al ministro che gli studi non vendono noccioline o caramelle, perciò non si comprende la necessità di installare il Pos... A cosa serve? Ad arricchire le banche? Con questi provvedimenti vogliono dare un cambio di rotta?

Sono questi gli strumenti con i quali vogliamo combattere l'evasione?

La grande evasione, le grandi truffe, le grandi irregolarità rimangono invece scoperte, con la possibilità di proliferare alla luce del sole. A tal proposito, è proprio sotto gli occhi di tutti la vicenda che ha coinvolto il direttore dell’Inps Antonio Mastrapasqua, trascinato nell'inchiesta aperta dalla procura di Roma sulle fatture gonfiate dell'Ospedale israelitico. L’alto funzionario, pur nell’occhio del ciclone, ha deciso di non abbandonare la poltrona.

Ecco, a noi gli obblighi, a loro il libero arbitrio anche quando sono stati palesemente scoperti!

Se questo è il quadro che ci si presenta, allora rubo le parole al grande Totò e urlo a gran voce al ministro e a tutto il governo: “MA MI FACCIA IL PIACERE!”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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