POVERA ITALIA: PAESE DI RACCOMANDATI E IGNORANTI

Cari amici e colleghi,
L'Italia è la repubblica delle banane. Quante volte l'abbiamo sentito dire? Spesso ci siamo anche indignati. Abbiamo urlato la nostra innocenza: non siamo come l'Honduras, lo Stato che ha coniato dalle sue ceneri contaminate la locuzione tragicomica. Per certi versi siamo anche peggio. Siamo un paese corrotto, incurante e provinciale. È insito nel nostro DNA, temo. Non riusciamo a pensare al bene comune, intenti a coltivare il nostro piccolo giardino. Perdonate il mio sfogo ma l'ultima, solo in ordine di tempo, inchiesta che coinvolgerebbe anche il ministro dell'Interno mi lascia senza speranza. Come senza futuro vedo un Paese i cui numeri paralizzano. Solo il 36% dei nostri studenti decide di fare l'università a fronte degli Stati Uniti in cui 94 studenti su 100 proseguono per la carriera universitaria. E molti nostri ragazzi si parcheggiano in decenni di studi improduttivi per non provare a cercare un lavoro, altro capitolo buio del nostro tempo. Ma sapete qual è l'aspetto più triste? La cultura in tutte le sue forme da noi è depredata, sottovalutata, a volte anche disprezzata. Cosa te ne fai di studi e conoscenze se hai buone raccomandazioni? Questo é il Leti motiv del nostro stanco Paese. E ormai non ci si meraviglia nemmeno più al grido: ' Così fan tutti' e raccomandare 80 e dico 80 persone non sembra un peccato ma un valore aggiunto. Quindi penso e sono quasi certo di non sbagliare che avere un popolo bue nell'accezione più vera del termine è molto più semplice da governare per i nostri politici. La cultura è un'arma, non ti fa più incassare tutto, ti fa pensare, ti fa valutare le situazioni, ti spinge a non accontentarti. In Italia dovrebbe essere valorizzata non temuta. Nel nostro millennio l'arma delle masse non dovrebbe essere il terrore ma la conoscenza. Questa sì che dovrebbe terrorizzare davvero, dovrebbe spaventare tutti. Politici e raccomandati.