16 aprile 2012

RIDE BENE CHI RIDE ULTIMO

A cura di Antonio Gigliotti

Le cose non sono mai così terribili da non poter peggiorare. (Antonio Fogazzaro)

Lo avevamo detto, il peggio deve ancora arrivare. E non perché ci piace fare del facile pessimismo, ma perché conosciamo le cose di cui parliamo. E così, invece di sorridere come qualcuno ha fatto, abbiamo allertato i nostri lettori sulla batosta IMU.

Oltre a pesare nei bilanci degli italiani, l’IMU è anche complicata da determinare. Tant’è che a oggi non si sa quanto si dovrà pagare con precisione. Queste difficoltà derivano dal fatto che siamo di fronte a un’imposta che si presenta totalmente diversa dalla vecchia ICI (dalla quale ha ereditato ben poco). E’ cambiata infatti la base imponibile e anche la modalità di versamento dell’imposta stessa.

Tralasciamo alcuni aspetti tecnici e soffermiamoci proprio sulle modalità di pagamento dell’IMU. Abbiamo già visto su questo stesso quotidiano come, a differenza dell’ICI, l’IMU sia una tassa destinata a confluire per una parte ai Comuni e per un’altra allo Stato.
E’ diversa la base imponibile in quanto vi rientra, ad esempio, anche la prima casa (che con l’ICI invece era esclusa). Abbiamo anche rilevato come la nuova imposta determinerà un aggravio nelle tasche degli italiani, per via di un aumento di circa il 60% dovuto a un aggiornamento dei coefficienti.

Ma quello che oggi più ci preoccupa è che avendo cambiato la base imponibile, sarà compito del contribuente determinare la quota a favore del Comune e quella a favore dello Stato, attraverso l’utilizzo di una serie di codici tributo necessari per l’individuazione e la suddivisione delle due diverse quote.

Insomma, senza perderci in tecnicismi che conosciamo o che saremo costretti presto a conoscere, quel che davvero conta è che ci aspetta una serie indeterminata di difficoltà per calcolare esattamente quanto pagare. Sì, avete letto bene, ci aspetta. Perché il contribuente non potrà certo calcolare da solo quanto pagare!

L’Amministrazione Finanziaria sa benissimo che per fare un tale calcolo ci si rivolgerà a un professionista, il quale dovrà necessariamente procedere a soddisfare la richiesta e naturalmente il più delle volte lo farà GRATUITAMENTE.

Perché invece di sottovalutare le difficoltà alle quali andremo incontro, ricordando che si calcola l’IMU anche negli studi dei commercialisti e non solo nei CAF, non iniziamo ad alzare la voce e a richiedere un compenso, sia pur minimo? Non è anche questo un modo per rappresentare e difendere la Categoria?

Voglio ricordare, ancora una volta, che solo il 10% degli studi vive di grandi operazioni e di sole consulenze, mentre il restante 90% è rappresentato da coloro che hanno a che fare con i piccoli e medi contribuenti.

Iniziamo ad occuparci seriamente della base, di quella base che si trova a subire quotidianamente questo stato di cose.
A chi possiamo attribuire la responsabilità di tutto questo se non forse anche alla nostra Governance? Essendo in alto, è probabile che non sempre sia a conoscenza delle reali problematiche presenti all’interno degli studi. Ecco perché a qualcuno viene da ridere quando si parla di IMU… qui, alla base, invece si piange
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