Cari amici e colleghi, oggi mi voglio occupare di un argomento il cui spunto mi è stato dato dall’intervista rilasciata al nostro quotidiano, qualche giorno fa, dall’amico, collega e Segretario Nazionale Giorgio Sganga che ha sottolineato l’importanza e il valore del saper ascoltare.
Si dice che ascoltare è un affettuoso regalo che facciamo a chi sta cercando di dirci qualcosa. Ma spesso è anche un grande regalo per chi ascolta. E in effetti, “saper ascoltare” è una delle capacità più importanti che una persona possa avere. Più importante dell'eloquenza. Perché l'ascolto è la prima attività comunicativa necessaria per ottenere la fiducia dei nostri interlocutori. E spesso è il metodo migliore per convincerlo delle nostre opinioni.
Si ascolta per ottenere informazioni. Ascoltiamo per capire. Ascoltiamo per imparare. Ascoltiamo per il piacere di ascoltare. Considerando tutta questa attività di ascolto che svolgiamo si potrebbe pensare che è una cosa che sappiamo fare bene. E' sorprendente, invece, quanto poche siano le persone realmente in grado di saper ascoltare.
Quando si parla di comunicazione, si pensa sempre che la cosa più importante sia sapersi esprimere. In realtà non è così. L’arte più sottile e preziosa è saper ascoltare. Ma “ascoltare” non significa usare solo l’udito, ma capire ciò che gli altri dicono e quali sono le loro intenzioni. Ascoltare vuol dire, prima di tutto, mettersi nei panni degli altri. Capire le cose dal loro punto di vista. Ma si tratta anche di percepire ciò che forse un’altra persona non aveva intenzione di dirci, ma involontariamente “trasmette” con il suo stile, il suo comportamento, il suo modo di esprimersi. Ora, non tutto quello che sentiamo dire, non tutto quello che leggiamo, merita di essere capito e approfondito. Ma ci vuole qualcosa di più di un “buon orecchio” per cogliere i segnali interessanti che spesso non sono dove ce li aspettavamo.
Così come è importante saper ascoltare non bisogna avere paura di esprime le nostre opinioni e quindi aver paura di esprimerle soprattutto quando si pensa di essere fuori dal coro.
Perciò, dopo questa settimana di confronto e dibattito sul nostro quotidiano, mi sento di esprimere soddisfazione per lo spazio dedicato all’ascolto degli iscritti con le interviste pubblicate. Un ascolto che mi sento di suggerire anche a tutti i nostri dirigenti. Perché la base parla, si esprime. E merita attenzione perché è la somma degli iscritti a dare forma e sostanza alla nostra Categoria. Io faccio un appello al coraggio di ognuno di noi. Il coraggio di fornire un contributo in grado di uscire fuori dal coro, animare il dibattito che traghetti verso decisioni condivise e di successo.
Il periodo è difficile lo sappiamo, ma proprio per questo servono idee. Per superare l’empasse che viviamo. La strada percorsa fin qui ha dato buoni risultati, ma ci ha condotto anche davanti i problemi che ora siamo chiamati ad affrontare. Non dobbiamo avere paure di fare bilanci, seppur negativi. Prendiamone atto e cambiamo in corso la rotta, se necessario. Mentre scrivo, mille altri spunti si susseguono, ma sono sicuro di aver espresso quel che oggi volevo comunicare, appunto.
Comunichiamo tra noi, questo è il mio invito.
Mi piace terminare questa nostra riflessione ricordando che "ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere” (art. 19, Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - Unesco 10 Dicembre 1948).
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