8 novembre 2013

SPESOMETRO: INGANNATI E SODDISFATTI?

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,

abbiamo la proroga? O forse no? Questo è il quesito che mi porto dietro da qualche giorno, quando due comunicati stampa dell’Agenzia delle Entrate, firmati dal direttore generale Attilio Befera, ci informavano, a ridosso della scadenza del 12 novembre, che le comunicazioni al Fisco delle operazioni rilevanti ai fini Iva relative al 2012 si potranno effettuare fino al 31 gennaio del prossimo anno. Ma attenzione, non è una proroga! O meglio, lo è solo per la “comunicazione da parte degli operatori finanziari dei dati rilevanti ai fini Iva, di importo pari o superiore a 3.600 euro, nei casi in cui i pagamenti siano stati effettuati via Pos”. Mentre per tutti gli altri, commercialisti compresi, non v’è alcuna proroga anzi io parlerei di un camuffamento della stessa visto che, pur non spostando neanche di un giorno la deadline, l’Amministrazione Finanziaria ci concede una fase di tolleranza che ci consentirà di effettuare gli invii entro il 31 gennaio 2014 senza incorrere in sanzioni. Il comunicato al quale è stata affidata la notizia dice infatti che “l’Agenzia delle entrate ha aperto una finestra temporale che consentirà di inviare i dati fino al 31 gennaio 2014”, ciò tenendo presente le difficoltà che gli operatori (cioè noi) hanno incontrato nel procedere all’adempimento. Ovvio che non si faccia alcun riferimento alla fonte che ha generato tali difficoltà e altrettanto lapalissiano è il fatto che questa proroga sia stata travestita da ‘fase di tolleranza’.

Ora, è chiaro che la citata ‘finestra temporale’ male non ci fa, nel senso che alla luce delle recenti incertezze, avere del tempo in più è sempre tanto di guadagnato. Eppure c’è qualcosa che non quadra, qualcosa che non possiamo far passare tacitamente, come ormai d’abitudine. L’Amministrazione Finanziaria, della quale non siamo più neanche sudditi ma schiavi, ha calpestato in maniera manifesta le nostre richieste propinandoci un contentino sul quale, secondo le menti eccelse che lo hanno generato, non possiamo aver nulla da ridire né da recriminare. Ebbene, da quel che leggo sui vari social network, pare che anche noi dottori commercialisti ed esperti contabili ci stiamo piegando al loro gioco. Mi ritrovo davanti agli occhi espressioni di esultanza, quasi di vittoria. Ma cosa abbiamo vinto? Abbiamo guadagnato la concessione di non essere puniti per il ritardo, un ritardo tra l’altro non causato da una cattiva organizzazione dei nostri studi, bensì dalle lungaggini della stessa Amministrazione. Eppure, nonostante tutti sappiamo e tutti finora ci siamo lamentati, la recente ‘grazia’ accordataci ha mandato in visibilio buona parte dei miei colleghi!

Amici, apriamo gli occhi! Non ci stanno venendo incontro. Anzi, ci stanno rendendo ancora una volta prigionieri del loro sistema farraginoso. Non ci hanno dato la proroga che volevamo. Non potevano farlo perché a due giorni dalla deadline sarebbe stato come ammettere i loro errori e giustificare le nostre richieste. Possibile che non ci si renda conto che siamo al cospetto di un’ennesima presa per i fondelli ai danni della nostra categoria, nonché dei clienti che grazie al nostro lavoro possono pagare le tasse? Io non sono soddisfatto, nè ho lanciato un grido di gioia ieri sera. E non può esserlo nessun commercialista.

Si consideri che oltre al camuffamento di una proroga che proroga in realtà non è, l’altro aspetto che dovrebbe farci indignare è la tempistica: un comunicato stampa diffuso la sera di giovedì. La notizia è stata recepita dal 70% della categoria solo venerdì mattina, quando la scadenza è il 12, vale a dire martedì. Ma ci rendiamo conto dello scenario che è andato delineandosi? In questi giorni ho anche avuto modo di confrontarmi con diversi colleghi, quasi la totalità dei quali stava trascorrendo tutte le proprie giornate a lavoro nel tentativo di arrivare con puntualità al 12 novembre, ma erano tutti pieni di dubbi e incertezze che le quattro parole di un comunicato giunto a ridosso del tempo limite di certo non hanno chiarito.

A questo punto mi aspetterei, come minimo, che le sigle sindacali, che sono state così solerti nel lanciare l’allarme, prendano atto della nuova beffa e gridino a gran voce la pretesa di chiarezza e rispetto nei confronti della categoria e, di concerto, dei contribuenti che assistiamo.

Io per natura sono un diffidente, nel senso che prima di applaudire vorrei capire di cosa sto gioendo. Desidererei pertanto che anche chi ci rappresenta sul versante sindacale faccia propria la massima di Leonardo da Vinci, il quale sosteneva che “questo per isperienza è provato, che chi non si fida mai sarà ingannato”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy