3 ottobre 2012

Toh, chi si rivede!

A cura di Antonio Gigliotti

In questi ultimi giorni è accaduto uno strano evento che mi ha riportato ai tempi della scuola, quando alla fine di ogni anno in classe si dava inizio a quella strenua maratona di voti e interrogazioni con l’unico obiettivo di superare la sufficienza e approdare all’anno successivo. In un certo senso, è quello che sta accadendo all’interno della nostra Categoria. Ma procediamo con ordine, in modo da avere tutti ben chiara la situazione.

Lunedì il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, essendo ormai giunto alla lapalissiana conclusione che il sistema fiscale necessita di improcrastinabili modifiche, ha inoltrato alle diverse associazioni di categoria un’interessante lettera attraverso la quale invita tutti i destinatari ad avanzare proposte per quel che concerne il taglio degli adempimenti tributari.

Ieri, ossia a meno di ventiquattrore dall’inoltro della lettera, il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, ha manifestato la propria benevola accoglienza dell’invito diffuso dall’Amministrazione Finanziaria, sottolineando l’opportunità di restringere “gli adempimenti che gravano oggi sulle piccolissime imprese che fanno operazioni sporadiche e di modesto importo con l’estero” e rivedere “alcuni obblighi e procedure che gravano sugli intermediari fiscali, appesantendone il lavoro senza beneficio alcuno per il sistema”. A queste parole non può che far seguito un doveroso plauso… Non fosse che il presidente, nella sua smania di volare alto, abbia tralasciato di farsi carico di siffatti problemi negli ultimi anni del suo mandato, salvo poi riappropriarsi del “bene” della categoria, degli iscritti e delle “piccolissime imprese” solo a una manciata di giorni dalle elezioni.

Strumentalizzazione o folgorazione sulla via di Damasco?

Possiamo anche lasciare il beneficio del dubbio, ma esimerci dal fare il punto su queste vicende significherebbe partecipare a un gioco politico che non ci piace. Tacere per anni, fingendo d’aver spiccato il volo quando invece la Categoria è ancora sbarrata da un rapporto di sottomissione col Fisco, per poi venirsene fuori con exploit fragorosi a ridosso dell’appuntamento elettorale, è una dinamica in odor di “politichese”. E, lo ripeto, non ci piace.

Pertanto, ben venga l’apertura dell’Agenzia delle Entrate, ma attenzione a non utilizzare questo straordinario evento come trampolino di lancio per proclami politici ormai fuori moda e poco credibili. E’ rincuorante apprendere che il direttore dell’Amministrazione Finanziaria abbia preso atto delle problematiche, lo è ancor di più constatare che anche chi ci rappresenta se ne sia accorto… Ma in questo secondo caso è altresì lampante il ritardo della presa di coscienza.

Non siamo davanti a una vittoria che abbiamo ottenuto bussando quotidianamente alle porte degli Uffici delle Entrate. Non è una conquista, bensì una proposta che quell’Amministrazione, con la quale interloquiamo (inutilmente) da anni, ha ritenuto di inoltrare a noi (e non solo) senza che nessuno, dalle nostre file di rappresentanza, abbia lavorato (a sufficienza), in tal senso. Questo è (amaramente) tutto quel che c’è da dire.

Ora, è ovvio che siamo tutti soddisfatti per quest’apertura, ma sarà opportuno allentare la lusinga allettante della strumentalizzazione politica. Lo ribadisco, non è una vittoria… Qualsiasi canto di contorno suonerebbe come una stonatura. Chi ci rappresenta finora è volato talmente in alto che da lassù non ha potuto sentire (figuriamoci ascoltare) le lagnanze della base, di quegli “intermediari fiscali” dei quali solo oggi, abbassando lo sguardo in prossimità della tornata elettorale, si è accorto.

Tirando le somme di quella che vuole essere una lucida riflessione su ciò che ci sta accadendo intorno, non posso che ritornare al punto di partenza… Ripenso ai banchi di scuola e alle interrogazioni di fine anno. Se la memoria non mi inganna, risultava molto più produttivo studiare nel corso dell’anno piuttosto che ridursi agli ultimi quindici giorni.
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