28 febbraio 2013

UN CASO DI (MALA) GIUSTIZIA TRIBUTARIA

A cura di Antonio Gigliotti

Giudice che vai, giustizia che trovi. È il caso proprio di dirlo, alla luce soprattutto delle diverse risposte che ottengono gli italiani quando si rivolgono alla giustizia o sono da essa interpellati. In effetti, abbiamo visto che quando un cittadino, che ha per lungo tempo rivestito una carica importante all’interno di una categoria professionale, si rivolge agli organi istituzionali, questi accolgono subito le sue istanze e agiscono di conseguenza. Il vero esempio di una perfetta giustizia civile! E lo abbiamo toccato da vicino quando l’ex presidente Claudio Siciliotti ha inoltrato l’ultimo ricorso al Consiglio di Stato. Palazzo Spada non ha fatto trascorrere neanche un’ora, bastarono cinquanta minuti affinché il ricorso venisse letto, vagliato e accolto con conseguente sospensione dell’appuntamento elettorale previsto per lo scorso 20 febbraio.

Tuttavia, a fare da contraltare a questo sistema giudiziario lodevolmente oleato è invece una lenta e, sotto certi aspetti, arrugginita giustizia tributaria. Se nel campo civile i cittadini ottengono tempestiva risposta, in quello tributario capita spesso che passi così tanto tempo che alla fine ci si è dimenticati quel che era stato chiesto. A tal proposito, proprio in questi giorni sono stato messo al corrente di una vicenda preoccupante, eppure non isolata nella giungla della giustizia tributaria. Si tratta del caso di un contribuente che per un ricorso in materia di Irpef e Ilor per gli anni ‘75/’78, si è visto recapitare in queste settimane la richiesta di presentazione di istanza di trattazione in riferimento a un ricorso pendente alla data del gennaio 1993. Questo significa che, dopo quasi quarant’anni, la Commissione tributaria centrale, sede di Milano (che ha inoltrato la comunicazione) si è accorta della situazione ancora aperta, mentre da parte sua il contribuente ha dovuto prender atto che il contenzioso col Fisco iniziato negli anni settanta era ancora ben lontano dal dirsi concluso. A ciò si aggiunga anche che l’interessato è oggi un anziano che vive della propria pensione di invalidità e che ha sicuramente altri problemi per la testa, al punto da non poter certo andare dietro a questioni che riteneva già definite.

Purtroppo, come ho già più volte sottolineato, i casi di questa giustizia ‘malata’ non sono pochi e sono annidati anche nel settore tributario. Mi chiedo se non sia giunta l’ora di rimboccarsi le maniche e sanare quel che di irragionevole alberga nel sistema. L’evasione va certamente arginata e sconfitta; gli evasori, dai grandi ai piccoli, devono pagare… Tuttavia, bisogna che ciò avvenga entro tempistiche logiche. Attendere quarant’anni, dimenticarsi di una pratica e poi ricevere il ‘memorandum’ giudiziario non è certo un modo di procedere adeguato a una struttura che si dichiara efficiente. Se il contribuente si sente perseguitato, la sua preoccupazione non fa che aumentare e cresce altresì la sensazione di vivere in uno Stato di polizia, in una costante persecuzione ai propri danni.

Bisogna cambiare, dare una svolta a un sistema che puzza di vecchio, che è obsoleto e incapace di seguire il moderno contesto sociale. Giustizia va fatta, è vero, però bisogna che si sia in grado di farla. Altrimenti non è una lotta contro l’evasione, ma una guerra contro i contribuenti. Un processo arbitrario e gratuito, oltreché inefficace.
Una volta trovata una soluzione al vulnus governativo, l’Italia dovrà pensare a una ristrutturazione dell’apparato tributario… Branca della giustizia ormai abbandonata a sé stessa.

La giustizia nei confronti dell'individuo, fosse anche il più umile, è tutto. Il resto viene dopo”, affermava qualche decennio fa Mohandas Gandhi. Mi chiedo però come faremo a garantire un’equa giustizia per ciascun individuo, se continuiamo ad affidarci a un sistema farraginoso. La soluzione è il cambiamento, il rinnovamento di regole vecchie che devono essere rivisitate. Solo così il Paese crescerà e si potrà davvero sconfiggere qualsiasi comportamento che va contro i principi di legalità.
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