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VITTIME DELLA MALA POLITICA

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,

ormai è chiaro che questa Legge di Stabilità tutto fa, tranne che dare impulso alla crescita economica del Paese. La situazione sembra precipitare di giorno in giorno, con le tasse che aumentano e le imprese che chiudono o se ne vanno oppure, se rimangono, non assumono e dimezzano il personale. Questa è la realtà, risulta quindi inutile nascondersi dietro i buoni propositi. Anche perché ce ne sono stati tanti, troppi, di buoni propositi in questi ultimi anni e non hanno mai portato nulla di costruttivo. Siamo sempre tornati ai nastri di partenza, più atterriti e sconfitti di come eravamo prima.

Abbiamo visto, proprio in queste ultime settimane, che i consumi si sono ridotti perché il potere d’acquisto delle famiglie è diventato sempre più esiguo. Gli italiani stanno attenti come sempre al carrello della spesa, ma questa volta l’attenzione è diretta a dimezzare in qualità e quantità perché non ci si può permettere i medesimi acquisti del periodo pre-crisi. A ciò si aggiunge una propensione al risparmio che ha raggiunto livelli molto bassi, con un accesso al credito via via più difficile per i nuclei familiari quanto anche per le imprese, che senza liquidità finiscono con il cedere alla tentazione di non pagare qualche imposta. Questo è il quadro dell’Italia, la cornice nella quale si intrecciano drammi quotidiani e disperazione che fa terra bruciata lungo tutta la Penisola.

Nello specifico, tre sono gli eventi eclatanti che hanno catturato la mia attenzione in questi ultimi giorni e che sono esplicativi di quanto lacerato sia questo nostro amato Paese. Mi riferisco a tre suicidi legati a doppio filo l’uno all’altro e generati da una perdita di fiducia nei confronti della società e del futuro che con tutta probabilità è condivisa da gran parte degli abitanti dello Stivale. Un uomo, una donna e una ragazza si sono tolti la vita perché delusi dall’azzeramento delle possibilità che il contesto economico e lavorativo italiano ha loro offerto. Due piccoli imprenditori e una neolaureata, persi tra le onde devastanti della recessione, non hanno saputo resistere e ne sono rimasti sommersi. Tre eventi che hanno macchiato, in maniera trasversale, l’intero Paese, da nord a sud, senza esclusione di colpi.

Ci sono tre mutui da pagare, perché c’è la casa, c’è l’auto e c’è il negozio. Poi c’è la crisi economica. Calano le attività, quindi i guadagni. Finiscono i soldi. Finisce la speranza e la forza di guardare oltre. Non rimane che farla finita, questo avrà pensato la donna di 53 anni che si è impiccata nel bagno della propria abitazione a Salzano, in provincia di Venezia. Medesime ragioni che hanno spinto l’imprenditore cinquantaduenne di San Vendemiano a togliersi la vita con le stesse modalità. Il mutuo per la casa e per la stalla (era un imprenditore agricolo e proprio in quella stalla si è impiccato) era un impegno troppo grosso da poter essere rispettato in questo periodo di buia crisi. Mentre si è lanciata dal balcone la ventottenne Lucia, laureata in ingegneria gestionale ma dipendente di call center, come migliaia di suoi coetanei. Solo che questa volta, oltre a non avere un lavoro consono agli anni di studio e sacrifici, la ragazza aveva perso qualsiasi attaccamento alla vita, qualsiasi fiducia, peraltro non incoraggiata neanche dal fatto di aver già una figlia di due anni a proprio carico. Si è buttata giù, a Cosenza, dal balcone di casa sua. Tre storie, tre vite di italiani abbandonati da tutti.

Quanti ancora ce ne sono? Quanti hanno perso qualsiasi fiducia nei confronti di una meritocrazia e di una giustizia tanto sbandierate durante le campagne elettorali e nei talk show televisivi, salvo poi dimenticarsi di entrambe quando c’è da agire sul serio. Meritocrazia e giustizia, decantate e abbandonate! I signori nessuno, senza cognomi che contano, senza appoggi fruttuosi, sono destinati a trovare le maggiori difficoltà e, se sono fragili, finiscono con il rimanerne sopraffatti. So per esperienza personale che la meritocrazia, in alcuni posti che corrispondo alla maggioranza delle opportunità che il Paese offre, è solo una parola priva di significato.

Non vorrei, a questo punto, che finisse per esser vero quanto affermato secoli fa dal conte di Caylus, ossia che “per vivere in pace, è più necessario nascondere il merito che i difetti”. Anche perché, se così fosse, il nostro Paese sarebbe definitivamente condannato alla sconfitta sia sociale che economica.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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