Il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, introdotto con il Decreto Legislativo 14/2019, ha segnato una svolta significativa nell'approccio italiano alla gestione delle fasi patologiche delle imprese. Questa normativa ha posto l'accento sull'importanza di un approccio preventivo per affrontare gli sbilanciamenti finanziari e mantenere la continuità aziendale. Un elemento centrale di questa normativa è rappresentato dall'articolo 375, comma 2, che modifica l'articolo 2086 del Codice Civile, stabilendo l'obbligo per le società, sia di persone sia di capitali, di adottare un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile, proporzionato alla natura e alle dimensioni dell'impresa.
Questo nuovo assetto organizzativo richiede un'attenzione particolare alla tempestiva identificazione delle situazioni di crisi e alla perdita della continuità aziendale, nonché all'adozione pronta di strumenti per superare la crisi stessa. Questo obbligo si collega direttamente al concetto di "risk based approach", già presente nel Decreto Legislativo 231/2001, che si focalizza sulla valutazione del contesto aziendale e sull'adozione di misure adeguate a individuare e, se possibile, prevenire situazioni di rischio.
L'introduzione di un adeguato assetto organizzativo è strettamente connessa alla messa a punto di un modello organizzativo e di gestione. Entrambi i processi, se realizzati correttamente, rispettano le regole del risk assesment e del risk management. Ciò implica la definizione di un organigramma chiaro per identificare i responsabili dei processi lavorativi, la fissazione di un sistema di deleghe e procure, l'individuazione delle funzioni assegnate in outsourcing e l'implementazione di un sistema sanzionatorio per prevenire comportamenti dannosi per l'azienda.
Il sistema di gestione dei rischi e di controllo interno assume un ruolo fondamentale nella governance aziendale, in quanto contribuisce a neutralizzare gli effetti della riforma introdotta con la modifica dell'articolo 2476 del Codice Civile. Questa modifica estende la responsabilità patrimoniale per atti di mala gestio agli amministratori e ai soci, includendo anche quelli che hanno determinato o non hanno evitato la perdita della continuità aziendale.
In questo contesto, l'obbligo organizzativo di rilevare tempestivamente i rischi di crisi e perdita della continuità aziendale favorisce un approccio unitario al controllo interno e al risk management. Ciò consente l'identificazione, la misurazione, la gestione e il monitoraggio dei principali rischi e sostiene la costruzione di un modello organizzativo 231. In tal modo, si promuove l'implementazione di un sistema di compliance integrata, necessario per ogni impresa che miri a garantire la propria continuità e sostenibilità nel tempo.
È evidente come il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza rappresenta un'importante evoluzione normativa che richiede un ripensamento e un potenziamento dei modelli organizzativi di gestione aziendale, promuovendo una maggiore attenzione alla prevenzione e alla gestione delle situazioni di crisi.
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