2 ottobre 2021

Potrebbe interessarti anche:

Quotidiano
3 febbraio 2024

L’errore

Leggi l'articolo
Quotidiano
16 marzo 2024

Aronne

Leggi l'articolo
Quotidiano
10 febbraio 2024

Buona vita, Ale

Leggi l'articolo
2 ottobre 2021

Articolo 36

Autore: Ester Annetta
Costantin Ceoclu aveva 51 anni ed era romeno.

Altro non si sa di quest’uomo deceduto nel centro ustionati dell'ospedale Santissima Annunziata di Sassari a inizio settimana, dopo due (o forse tre?) giorni d’agonia.

A ridurlo in fin di vita era stato il suo estremo gesto di darsi fuoco - dopo essersi interamente cosparso di un liquido infiammabile - davanti un bar di Assemini, nel cagliaritano (o forse proprio a Cagliari?), nella giornata (mattina, pomeriggio, sera?) del 24 settembre.

In quel momento, il locale era gremito di gente.

L’uomo voleva manifestare davanti a tutti lo scontento per quanto fatto - “secondo lui” - dal titolare del locale, il quale, dopo averlo incaricato di eseguire alcuni piccoli lavori edili, non lo aveva pagato.

Preso, perciò, dalla disperazione e dalla rabbia e “date le sue già gravi difficoltà economiche”, si era dato fuoco.

A tentare di soccorrerlo era stato solo un giovane poliziotto della squadra volante della questura di Cagliari presente alla scena. Il giovane aveva cercato di spegnere le fiamme, senza tuttavia riuscire a salvare l’uomo e riportando, a sua volta, gravi ustioni a causa delle quali è stato a sua volta ricoverato nello stesso reparto in cui era stato poi trasportato l’uomo.

Questa è la notizia che, con tutte le sue imprecisioni (in parentesi) e le supposizioni (tra virgolette) del caso è stata riportata in succinti trafiletti dei vari quotidiani, con la leggera e superficiale tecnica del copia-incolla, senza approfondimenti, senza considerazioni, senza giudizi, con un distacco - anzi - ed una asetticità che fanno male a chiunque abbia un po’ di coscienza e compassione.

Il compitino che andava fatto per prendere la sufficienza.

Siamo davvero biasimevoli; siamo in grado di discutere per giorni sull’orologio di Roman Pastore, di interessarci all’abito da sposa di Miriam Leone, di schierarci su un fronte o l’altro nelle polemiche che si accendono sui social quando la tenzone sia tra personaggi dello spettacolo e uomini politici. Ma se, invece, si tratta di dare un volto alla disperazione, di domandarci quanto profonda possa essere e quante siano quotidianamente le persone che annaspano, che si affannano a resisterle per non gettarsi a loro volta nelle fiamme - vere - di quell’inferno che dentro le divora, facciamo il giro largo, prendiamo le distanze, come se evitando di fermarci a guardare e a riflettere si possano tenere lontani il disagio, la paura e il contagio del dolore altrui.

Dovremmo invece domandarci chi era Costantin, qual era la sua storia, qual era la sua vita; se avrà avuto una famiglia, dei figli, un passato migliore rispetto a quello di un esule costretto a sbrigare piccoli lavoretti per campare; quanti Constantin ci circondano; qual è il limite estremo della disperazione oltre il quale si giunge a ritenere che davvero solo la morte sia l’unico rimedio per porre fine a soprusi e ingiustizie contro i quali non c’è altra difesa poiché la necessità ed il bisogno sono state barattate con la rinuncia alle tutele; perché davanti ad un locale gremito di gente solo chi veste una divisa ha l’ardore e l’ardire di intervenire su un’emergenza di fronte all’indifferenza generale e quanto quest’ultima possa ancora una volta essere dettata dall’etichetta di “diverso” o “straniero” che penzola dalle maniche di individui trattati come merce.

Soprattutto e più in generale dovremmo domandarci dove sia, nel concreto, l’impegno di un’intera società nel garantire l’uguaglianza ed il rispetto di sovrani diritti garantiti da una Costituzione nata – come disse Calamandrei nel suo celebre discorso ai giovani di Milano nel 1955 – “dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità”.

Articolo 36
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

Potrebbe interessarti anche:

Quotidiano
3 febbraio 2024

L’errore

Leggi l'articolo
Quotidiano
16 marzo 2024

Aronne

Leggi l'articolo
Quotidiano
10 febbraio 2024

Buona vita, Ale

Leggi l'articolo
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy