Il presidente americano Joe Biden non molla: aveva promesso in campagna elettorale una guerra senza esclusione di colpi contro il virus che ha messo in ginocchio il pianeta, e non passa settimana senza che lo dimostri.
Per l’amministrazione americana, l’imponente campagna vaccinale che sta regalando al mondo un ritorno graduale alla normalità è soltanto il primo passo, quello più urgente per scongiurare altre vittime e conseguenze pesanti sulla sanità pubblica, ma se l’estate concede una pausa, è il momento di attrezzarsi per tempo prima della stagione più fredda.
Biden ha appena annunciato lo stanziamento di 3,2 miliardi di dollari per sviluppare una terapia orale di pillole antivirali che sappiano bloccare l’infezione prima che si trasformi nelle forme più gravi e pericolose. Entro fine anno, secondo alcune voci ben informate, potrebbero esserci novità importanti di una ricerca già in fase avanzata su alcune molecole che sembrano rispondere in modo efficace. Fra i candidati spicca il “Molnupiravir”, un antivirale realizzato dai ricercatori della “Emory University” che ha dimostrato efficacia su pazienti affetti da Covid e i cui risultati sono attesi per il prossimo ottobre. Ma grande attenzione e altrettante speranze si concentrano anche sulla “AT.527”, una molecola inizialmente creata dalla “Atea Pharmaceuticals” per combattere il virus dell’epatite C e attualmente in fase di test. La “Pfizer” starebbe invece adattando al Covid il “PF-07321332”, nome tecnico di farmaco sintetizzato nel 2000 come trattamento per l’epidemia “Sars”.
In realtà, l’obiettivo della scienza medica americana è di spingersi più in là, verso farmaci di nuova generazione che coprano l’intero spettro dei “coronavirus”: la minaccia costante che secondo gli esperti non sarà facile vincere.
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