L’usuale periodo di chiusura del gasdotto Nord Stream1 per manutenzione, previsto per luglio, e che si ripete ogni anno, quest’anno fa tirare il fiato all’Europa intera. Dal 22 luglio, infatti, con l’invasione russa ancora in corso, la riapertura potrebbe essere usata dal Cremlino come arma contro l’Occidente, come denunciato dal cancelliere tedesco Scholz. Dalla prossima settimana il caro energia per la Germania sarà ancora più alto, pur con meno disponibilità per riscaldamento e industria. Una concomitanza di eventi, dunque, che fa tremare il Pil tedesco e premette la recessione come conseguenza minima. Senza il gas russo, concordano gli economisti, Berlino entrerà in recessione: una recessione dura e profonda.
Primato a rischio - Il rischio poi aumenta se si considerano fattori altri oltre al gas: dal crollo dei consumi privati, al taglio della produzione proprio per il caro energia. Per non parlare del ritorno delle varianti Covid, che colpiscono l’andamento dei commerci, il rallentamento dell’economia a livello globale e le dinamiche inflazionistiche. Ad aggravare uno scenario già compromesso, poi, le politiche restrittive della Banca centrale europea che rischiano di bloccare la crescita del Paese. Un primato, insomma, quello teutone, che vacilla rischiando di scomparire. Il rischio principale è proprio quello della guerra in Ucraina, che potrebbe avere ripercussioni più gravi e durature di quelle previste, soprattutto se si considera una possibile interruzione delle forniture energetiche dalla Russia. Il gas, infatti, potrà essere rimpiazzato solo parzialmente costringendo la Germania a un consumo razionato che porterà a una contrazione del Pil. Con una conseguenza sulle industrie energivore di una perdita pari fino a 283 miliardi di euro, fino al 9,9% della produzione economica tedesca dello scorso anno.
Il rischio dei mesi invernali - Il rischio maggiore resta dunque l’interruzione totale di forniture di gas dalla Russia, per la Germania, che ne è ancora fortemente dipendente, sia per quanto riguarda la produzione industriale sia per il riscaldamento, su cui conta ben il 50% delle famiglie tedesche. Una recessione inevitabile, quindi, nei mesi invernali, se effettivamente prenderà il via l’embargo energia.
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