I sogni son desideri

A 90 anni Imelda Starnini non aveva ancora smesso di sognare.

C’era, in cima alla lista dei suoi desideri, quello che era stato anche il cruccio della sua vita: non aver potuto conseguire il diploma.

La sua esistenza era corsa via per altre strade, imposte dai tempi, dai bisogni e dalle necessità.

Era stata dunque moglie, madre e poi ancora nonna e addirittura bisnonna.

E quando tutto le era parso compiuto ed anche l’amore della sua vita se n’era andato, aveva deciso che era ormai giunto il suo turno, che avrebbe potuto finalmente realizzare quell’ultimo desiderio.

Diligentemente aveva quindi ripreso in mano i libri e si era iscritta da esterna al Liceo Socio-psico-pedagogico della sua città – Città di Castello – decisa a conseguire il diploma.

Voleva diventare maestra. Lo voleva da sempre.

E quello era il punto di partenza obbligato.

Non aveva avuto sconti né privilegi; aveva studiato giorno e notte e nemmeno le prove Invalsi e le simulazioni d’esame le erano state condonate. Aveva fatto esattamente tutto quello che avevano fatto i suoi compagni di classe.

E con loro si era infine seduta tra i banchi il giorno della prima prova scritta dell’esame di maturità, spinta sulla sua sedia a rotelle dalla figlia, che è rimasta per tutto il tempo in attesa dietro la porta dell’aula.

“Lo studio, il sapere e il desiderio di conoscere non hanno età ed io ne sono la dimostrazione. Bisogna crederci, così mi hanno insegnato i miei genitori": con queste parole Imelda aveva esortato gli altri maturandi, che potevano essere tutti suoi nipoti. Ed uno lo era davvero. Orgoglioso di avere una nonna tanto esemplare.

Quando era stato il turno dell’orale, Imelda si era presentata con una tesina dal titolo emblematico: “L’arte di invecchiare”, quasi un invito ad apprezzare quella fase della vita ed a coglierne tutta la ricchezza possibile.
Aveva esposto il suo lavoro parlando con compiutezza e correttezza, collegando tra loro Oscar Wilde, Van Gogh, Schopenhauer e Italo Svevo, muovendosi con disinvoltura sul terreno comune della senilità, i compagnia di quei grandi nomi.

76/100.

Il voto finale glielo avevano comunicato qualche giorno dopo, nella sala consiliare del Comune, dove un emozionato sindaco le aveva anche conferito una targa ricordo ed un piatto in ceramica d’autore con la scritta “maestra Imelda”, invitandola poi ad inaugurare la riapertura del nuovo anno scolastico, a settembre, con una “lezione fuori programma” ad una classe delle elementari.

E così Imelda era stata davvero anche Maestra. Per un giorno.

Ai bambini incuriosi e stupiti di quella presenza inconsueta, la Maestra aveva spiegato l’importanza, nella vita, di non mollare mai e di lottare sempre per quello in cui si crede. “I sogni sono fatti per essere realizzati ed io, nel mio piccolo ambito, ne sono la testimonianza concreta”, aveva detto, raccontando come la voglia di sapere ed il desiderio di studiare e diventare maestra le avevano dato la forza di raggiungere quell’obiettivo, anche a 90 anni.

Qualche giorno fa, la Maestra Imelda se n’è andata.

Stavolta si, davvero, era tutto compiuto: i suoi desideri, il suo traguardo, la sua vittoria. La sua vita.

Di lei resta l’esempio prezioso, da valere per tutte le generazioni di studenti, di quanto l’amore per il sapere e per la conoscenza non hanno età né tempi giusti, perché non è mai troppo tardi per imparare, ma è sempre tempo di sapere.

Ciao Imelda e grazie per averci dimostrato che non bisogna essere eroi per lasciare un ricordo di valore.