Secondo le risposte ad un questionario, finite nel rapporto “Il welfare aziendale: diffusione e prospettive nelle Pmi”, realizzato dalla Fondazione Consulenti del Lavoro e Pluxee, in Italia le piccole e medie aziende hanno notevolmente alzato l’attenzione sul welfare verso i propri dipendenti.
Il 62,8% dei consulenti del lavoro interpellati, hanno confermato un aumento degli strumenti di supporto aziendale, arrivando a prevedere un ulteriore crescita delle misure nel triennio 2024-2027. Ma come spesso accade, a fare da apripista sono le aziende delle regioni del Nord Ovest e del Nord Est del Paese, le prime ad avvertire l’esigenza di un cambio di rotta. “Al Sud, le valutazioni dei consulenti sul futuro del welfare aziendale appaiono più ‘caute’: se da una parte risulta molto più bassa la quota di coloro che prevedono un aumento delle misure di sostegno economico alle famiglie, a partire dalle diverse tipologie di buono, dall’altro si segnala un’attenzione crescente verso l’assistenza sanitaria, presumibilmente legata alla maggiore difficoltè che i cittadini residenti al Sud Italia incontrano nell’accesso alle prestazioni del SSN. È indicativo che il 40,8% dei Consulenti del Lavoro residenti nelle regioni del Mezzogiorno prevedano per il prossimo triennio un aumento di attenzione delle aziende verso tale dimensione, collocando tale item al primo posto per prospettive di crescita”.
Visto nel suo complesso, a solo un anno di distanza dal primo report realizzato, si tratta di un confortevole cambio di paradigma che dimostra quanto sia in declino la storica resistenza delle piccole aziende verso le novità rispetto a quelle più grandi e attrezzate. Per questo, la scelta degli aiuti concentrati nelle iniziative di welfare aziendale ricade per il 72,9% verso il sostegno economico ai dipendenti e alle loro famiglie, con una previsione di crescita ulteriore soprattutto verso i buoni pasto (42,6%), i buoni multi-categoriali (40,6%) e i servizi per la salute (40,6%), la life-balance famiglia-lavoro (29,2%), la formazione e l’aggiornamento dei lavoratori (11,9%). Resta più incertezza sui buoni benzina, che i Consulenti del Lavoro individuano come il secondo strumento più diffuso tra le aziende, ma con minore potenzialità di crescita nei prossimi anni. Ancora limitato anche il rimborso delle utenze domestiche, per cui si prevedono margini di crescita contenuti, così come le misure di sostegno alla salute.
Il merito di invogliare anche le aziende più piccole verso il welfare va tutto agli incentivi fiscali, al primo posto fra le motivazioni per il 64,2%, seguita da un sentimento di attaccamento e riconoscenza verso i dipendenti (42,7%), così come a frenare quelle che ancora non si sono convertite è la scarsa conoscenza degli strumenti (42,6%) e il timore di dover aggiungere costi insostenibili sui conti aziendali. “L’idea che emerge è quella di un welfare che sia economicamente sostenibile per l’azienda, la cui introduzione non si particolarmente onerosa, sotto il profilo economico ma anche organizzativo e gestionale: sono questi i due aspetti che, dopo la scarsa conoscenza delle misure, giustificano la diffidenza che ancora caratterizza larga parte di piccole e medie imprese nei confronti delle misure di welfare aziendale”, spiega il report.
“I dati raccolti dal II rapporto annuale sul welfare aziendale nelle Pmi fotografano un quadro che appare in positiva crescita, sia per quanto riguarda l’adozione di nuovi strumenti - ormai sempre più digitali, flessibili e dunque facilmente fruibili - sia per quanto concerne la consapevolezza dell’importanza di tali strumenti tra le Pmi italiane – commenta Anna Maria Mazzini, Chief Growth Officer di Pluxee - non possiamo, per questo, che essere ottimisti. Occorre continuare, ci dicono i dati, a promuovere una normativa sempre più stabile e chiara e, contestualmente, portare avanti un lavoro di formazione e informazione che rimane imprescindibile per poter far comprendere appieno il valore degli strumenti di welfare”.