9 giugno 2021

Istat: nel 2020 crollano i consumi delle famiglie

Dai dati divulgati dall’Istat, si evince un calo dei consumi delle famiglie italiane, dovuto al covid, del 9% nel 2020, in correlazione all’anno precedente, tuttavia se non si considera l’affitto, la contrazione è pari al 12,2%. Dal 1997, il primo anno della serie storica, che riporta il dato medio di spesa corrente al livello dal 2000, è il calo maggiore. Nel biennio 2012-2013, si registrò la flessione più ampia e la contrazione rispetto al 2011 era equivalente al 6,4%.

Si evidenzia che la distribuzione dei consumi è asimmetrica e si concentra significativamente nei livelli medio-bassi, per cui la maggioranza delle famiglie spende un importo minore rispetto al valore medio. In riferimento al valore mediano, il livello di spesa per consumi che divide il numero di famiglie in due parti uguali, il 50% delle famiglie residenti in Italia, nel 2020, ha speso una cifra inferiore a 1.962 euro, mentre nel 2019 si assestava a 2.159 euro.

Nel dettaglio, nel 2020, non hanno subito variazioni, la spesa per alimentari e bevande analcoliche (468 euro al mese), quella per abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili, manutenzione ordinaria e straordinaria (893 euro mensili, di cui 587 euro di affitti figurativi). L’Istat spiega tali dati, evidenziando che sono delle spese difficilmente comprimibili, non influenzate dalle restrizioni governative, ma anzi, hanno tratto vantaggio della maggiore permanenza delle famiglie nella propria abitazione. La spesa per tutti gli altri capitoli, invece, che nel 2020 è pari a 967 euro al mese, diminuisce del 19,3% rispetto ai 1.200 euro del 2019.

Le contrazioni più significative interessano i capitoli di spessa sui quali le misure restrittive hanno agito in modo significativo, in particolare:
  • Servizi ricettivi e di ristorazione (-38,9%, 79 euro mensili in media nel 2020);
  • Ricreazione, spettacoli e cultura (-26,4%, 93 euro mensili);
  • Trasporti (-24,6%, 217 euro mensili nel 2020);
  • Abbigliamento e calzature (-23,3%, 88 euro mensili).

La diminuzione delle spese delle famiglie si è verificato in tutto il territorio nazionale, ma in maniera differente, a causa della diffusione diversificata nei vari territori e alle misure di anti contagio adottate. Nel Nord Italia, dunque, è stata più marcata (-10,2% il Nord- ovest e -10,5% il Nord-est), mentre al Centro è stata pari al -8,8% e nel Sud Italia più lieve (-8,2%) e nelle isole (-5,9%).

I livelli di spesa maggiori e superiori alla media nazionale si registrano nel:
  • Nord-est (2.525 euro);
  • Nord-ovest (2.523 euro);
  • Centro (2.511 euro).

Sono minori, invece, nel:
  • Sud (1.898 euro);
  • Isole (1.949 euro).

Nel dettaglio, nel Nord-est, nel 2020, rispetto al Sud, si spendono circa 627 euro in più, una differenza equivalente al 33,0% (34,9% nel 2019), mentre nelle Isole, il vantaggio in valori assoluti del Nord-est equivale a 576 euro (+29,6%, rispetto al 34,7% dell’anno precedente).

Nel Sud e nelle Isole, la condizione economica non è paragonabile a quella del Nord Italia, e ad influire maggiormente sulla spesa delle famiglie, sono il soddisfacimento dei bisogni primari, tra cui, generi alimentari e bevande analcoliche. In particolare, rispetto alla media nazionale (20,1%) nel 2020, tale quota si assesta al 25,2% al Sud e al 24,5% nelle Isole, nel Nord-ovest, invece, si ferma al 17,9%. Nel 2020, le famiglie hanno limitato, soprattutto, le spese per i viaggi e le vacanze, il 46,8% rispetto al 2019. Tale percentuale al Nord e al Centro è pari al 44%, mentre al Sud al 56,6%.

Infine, si evidenzia, che una spesa, su cui le famiglie hanno risparmiato di più rispetto all’anno precedente, è quella per abbigliamento e calzature, nel dettaglio il 45,5%. Al Nord si registra una percentuale del 39,6%, al Centro del 42,1% e nel Sud Italia del56,8%. Al contrario, invece, la spesa meno limitata è quella per visite mediche e accertamenti periodici (15,7%), al Nord tale quota diminuisce all’11,0%, mentre nel Sud aumenta al 24,6% e al Centro si assesta al 12,9%.
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