Sembrava già abbastanza surreale – come ha commentato egli stesso - la (già storica) notizia dell’arresto di un ex presidente degli Stati Uniti; più ancora, per gli spettatori d’un intero pianeta, lo è sembrato quell’ardimentoso gesto del pugno levato in segno di lotta con cui l’eccezionale accusato si è offerto a obiettivi e telecamere all’ingresso in Tribunale, come pure la sua richiesta di avere la foto segnaletica, il simbolo di una ‘persecuzione politica’ che probabilmente non mancherà di sfruttare come strumento di propaganda per la prossima campagna elettorale.
Ma la misura non era affatto colma e, perciò, a distanza di meno di 24 ore, ecco che qualcosa di ancor più surreale giunge ad intasare notiziari e social.
E’ il video che il ministero della Difesa ucraino ha pubblicato sul proprio canale Twitter per ringraziare l’Italia del supporto ricevuto nell’ambito del conflitto con la Russia.
Il primo fotogramma è una cartina geografica d’Italia, cui segue una prima parte di immagini che, accompagnate da alcune didascalie, celebrano la bellezza e le tradizioni del nostro Paese: “la casa delle auto più belle” è sovrapposta a scatti che ritraggono Ferrari e Lamborghini; “le città più pittoresche” sono rappresentate da immagini di Roma, Torino e Pisa; c’è poi “il miglior caffè”, mentre “i critici di cucina più aggressivi al mondo” è la dicitura riferita ad alcuni post che riportano ironici commenti gastronomici («Ogni volta che metti la pasta a cuocere nell’acqua fredda una nonna italiana muore»; «se provi a cucinarlo in Italia la polizia ti arresta»).
Dopodiché il registro cambia: nella seconda parte del video ad essere celebrata è l’Italia vista come “uno dei nostri più forti alleati”; le immagini si aprono con la stretta di mano e l’abbraccio tra il Presidente del Consiglio Meloni e il Presidente ucraino Zelensky in occasione della visita a Kiev del nostro premier; seguono quindi quelle di carri armati, missili, armi e aerei militari, intervallate da scritte che dettagliano: “I nostri amici italiani ci hanno inviato artiglieria pesante”, “veicoli corazzati”, “sistemi di difesa aerea”.
Si giunge infine al culmine del bizzarro climax reso da quel breve racconto per immagini, il momento che meglio esprime la gratitudine - mai esplicitamente dichiarata - che il video sottintende: “Ci avete aiutato a difendere il nostro paese e a salvare la vita degli ucraini”, e dunque la conclusione, “Forza Italia”, “Forza Ucraina”.
La sequenza dura poco più di un minuto, sostenuta dalle note di “Funiculì Funiculà” cantata da Pavarotti. Un affresco tra il cinico e l’ironico che stenta a trovare ragione e valutazione. Mi astengo perciò dal definire (grottesco? tragico?) questo ‘curioso’ omaggio di Kiev che – creando un assurdo accostamento – ringrazia l’Italia “per l’amicizia” e “l’artiglieria pesante”. Libero resti ogni commento di opportunità.
Mi piace però accostare questo video ad un altro che pure circola in questi giorni e che, pur avendo la stessa nazionalità di provenienza ha un’indole decisamente più chiara.
Riprende un bambino di 3 o 4 anni che, in piedi davanti ad un grande crocifisso eretto sul piazzale di una chiesa miracolosamente rimasta in piedi, intona un Alleluja! con le mani levate al cielo. Al termine del canto, le giunge, recita una breve preghiera e infine cinge in un abbraccio i piedi di quel Cristo morto in croce, la massima altezza cui può arrivare con la sua statura. Resta così per qualche secondo, poi lascia un bacio su quel legno, poggia appena la sua guancia nello stesso punto e se ne va.
Non ha alcunché di drammatico la sua voce, sottile e limpida come solo può essere quella di un bambino di pochi anni. Eppure scava nel profondo, evocando l’immagine di tanti suoi coetanei i cui corpi sono stati dilaniati dalle bombe – certo - ma anche dall’ipocrisia umana che ha contribuito ad un ignobile sterminio.
Sarà per questo che la breve preghiera con cui si rivolge al Cristo in croce non ha nulla dell’implorazione, ma sembra, anzi, un autentico rimprovero, rivolto più che a quel simbolo di sofferenza a riscatto a quanti il dolore, la morte e la paura stanno tuttora infliggendole, con una partecipazione diretta o indiretta, e senza che ancora si intraveda il minimo accenno alla redenzione.
“Padre, perdona loro…” sta forse urlando l’anima innocente di quel bimbo. Nella sua purezza, può ancora sperare che sia Pasqua.
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