Chi è il più ricco del reame? A spiegarlo è, ancora una volta, il “Bloomberg Billionaires Index”, la speciale classifica in cui per entrare non occorre essere belli, intonati o forti fisicamente, ma è fondamentale avere un conto corrente con una cifra seguita da una lunga sfilza di zeri.
Chi ne fa parte non teme la sindrome della “quarta settimana”, non sa cosa sia il reddito di cittadinanza e neanche si spaventa se aumentano le bollette del gas. Sono uomini come tutti gli altri, ma ricoperti d’oro grazie ad un mix irresistibile fatto di talento, abilità, immaginazione, fattore “C” - che nella vita ci va sempre - e un soprattutto un garage di famiglia, dove molti di loro hanno iniziato tanto tempo fa, sotto gli occhi inteneriti di mamma e papà.
Sul podio, sempre più solo, svetta “mister Amazon” Jeff Bezos, con una fortuna personale valutata in 211 miliardi di dollari e una pensione appena annunciata che si prospetta tranquilla. Lo tallona “l’uomo delle stelle” per eccellenza, Elon Musk, patron di Tesla e SpaceX, sempre più concentrato sul business fuori dall’atmosfera terrestre, con 118 miliardi di dollari intestati a nome suo. Terza piazza per Bernard Arnault, l’unico europeo, proprietario del conglomerato del lusso “LVM” (Moët Hennessy Louis Vuitton SE), un impero che raccoglie 70 marchi fra i amati, prestigiosi e conosciuti, “fermo” a 169 miliardi di dollari.
Giù dal podio, per una manciata di spiccioli, Bill Gates, l’eterno fondatore di Microsoft da poco finito nei tritacarne mediatici per il divorzio dalla sua Melinda: quanto la separazione inciderà sui suoi 147 miliardi di dollari è ancora da definire. Quinto in ordine di apparizione Mark Zuckerberg, l’inventore di “Facebook”, l’uomo che passerà alla storia per aver fatto fortuna facendosi i fatti degli altri, seduto su 131 miliardi di dollari.
Posizione numero sei e sette, rispettivamente per Larry Page e Sergej Brin: il primo ex professore di informatica all’Università del Michigan, il secondo figlio di ebrei russi trapiantati in America che insieme, nel 1996, creano “Google”, oggi il sito più visitato al mondo. Sul conto di Page 115 miliardi di dollari, in quello di Brin appena un po’ di meno, 111 miliardi. Speriamo che non litighino.
All’ottava piazza il 91enne Warren Buffett, il più abile e leggendario “value investor” nella storia dell’umanità, che non riesce ad immaginarsi ai giardinetti con i nipotini, malgrado con 101 miliardi di dollari i giardinetti potrebbe comprarseli a mazzi. Penultima piazza della “Top Ten per Steve Ballmer, ex amministratore delegato in Microsoft, attuale proprietario dei “Los Angeles Clipper” di basket, con un patrimonio di 99,8 miliardi di dollari messi insieme grazie alle stock options ricevute quando lavorava per l’azienda di Gates. Ultimo, si fa per dire, Larry Ellison, partito dallo squallido Bronx per arrivare alla creazione della “Oracle Corporation”, seconda società al mondo di software per fatturato e capitalizzazione, che lo costringe ad accontentarsi di 96,3 miliardi di dollari. Poveraccio.