È in arrivo una rivoluzione silenziosa, destinata a cambiare le abitudini degli italiani – pardon, degli europei - quando è ora di “fare la spesa”. Il 2024 sarà ricordato l’anno in cui potremo iniziare a dire addio alle file che si formano alle casse per pagare, semplicemente perché queste sono destinate a scomparire per sempre.
Chiariamo, non significa che la merce esposta diventerà di colpo gratuita, ma piuttosto l’avvento dei supermercati “cashierless”, un’idea avveniristica testata già dal 2016 da “AmazonGo”, la divisione di negozi di alimentari creata dal colosso dell’e-commerce di Jeff Bezos e diffusa soprattutto negli Stati Uniti, in cui gli acquisti sono totalmente automatizzati.
Ogni prodotto e ogni movimento all’interno del negozio è controllato e tracciato in modo millimetrico. Il conto, dopo aver scannerizzato in automatico la spesa di ogni cliente - autorizzato all’ingresso da un apposito codice QR - finisce sull’account, ovviamente collegato ad una carta di credito.
Sensori e telecamere sono ovunque, e non per evitare i furti, perché quelli sono considerati tecnicamente impossibili: basta prendere un prodotto e metterlo in una qualsiasi borsa, tasca, valigia o pertugio perché scatti l’addebito. E in caso di ripensamenti, il sistema defalca il dovuto: è sufficiente risistemare il prodotto sullo scaffale, dando anche una mano non indifferente all’ordine generale del supermercato.
Qualche umano, fra il personale, c’è ancora: sistemano i prodotti sugli scaffali, controllano i documenti di chi acquista alcolici e sono pronti a spiegare il funzionamento a chi si avvicina per la prima volta al mondo altamente automatizzato dei supermercati “liberi”. Ma per il resto, ognuno fa da sé.
All’inizio “osservata speciale” dal resto dei colossi della grande distribuzione, l’idea dei supermercati cashierless inizia a prendere piede anche nella vecchia Europa, promettendo una “rivoluzione gentile” nelle abitudini e un’esperienza definita più “agile”, senza l’incubo di ostacoli, code e inutili perdite di tempo. Ma l’Europa arriva dopo una parziale retromarcia di Amazon, che lo scorso anno ha annunciato in sordina la chiusura di 8 dei 29 supermercati cashierless negli Stati Uniti. Una decisione spiegata come una necessaria riorganizzazione logistica e non un ripensamento, visto che la catena di store nel 2022 ha generato un volume d’affari pari a 470 miliardi di euro, con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente.
Fra i primi a partire in Italia la catena “Esselunga”, ormai prossima all’apertura di un nuovo mega-supermarket automatizzato a Milano, nella zona che aveva ospitato l’Expo 2015, mentre a Torino è attivo da pochi mesi un punto vendita della “Coop”, che da tempo aveva annunciato la nascita dei “supermercati del futuro”. Ma sono in dirittura d’arrivo anche i primi centri cashierless di “Pam Panorama”.
Dietro a tutto questo, si nasconde un enorme lavoro costato anni di studi e fatiche, per rendere inappuntabile e preciso il sistema fra migliaia di possibili variabili. Considerando che il percorso di ogni cliente è “mappato” con precisione, era necessaria un’estrema affidabilità, per non confondere o perdere i movimenti degli avventori e soprattutto evitare addebiti sbagliati.
Nick Wingfield, giornalista del “New York Times”, è stato fra i primi a testare il supermercato sperimentale di Amazon. Nel suo servizio, ha raccontato la strana sensazione di poter prendere qualcosa dagli scaffali e mettersela in tasca: un’inquietudine che passa di colpo appena sullo smartphone compare l’addebito. Ha anche chiesto al colosso dell’e-commerce l’autorizzazione a tentare un furto: sfilare una bibita dallo scaffale e nasconderla immediatamente sotto un sacchetto. Niente da fare: l’addebito è arrivato comunque.
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