Stefano Benni è tornato e, con lui, l’universo straordinario delle sue storie in cui realtà e fantasia si fondono e si confondono, sotto la guida di personaggi dai tratti, a loro volta, in parte surreali.
Quella di Giura, il suo nuovo romanzo appena pubblicato da Feltrinelli è la storia di un amore che valica il tempo e le distanze, anzi, meglio, è la storia di due persone che si amano e che loro stesse narrano a due voci, alternandosi, attraversando le diverse fasi della loro vita, dall’adolescenza alla vecchiaia.
Febo, il protagonista maschile, è un novello “barone rampante” di calviniana memoria, che osserva il mondo dall’alto di un albero di noce, cogliendo così, da quella diversa prospettiva, aspetti e profili non comuni del mondo che lo circonda.
Luna – Lunaria – è il suo amore di sempre, una ragazza quasi selvaggia più che schiva, per ciò stesso circondata da un’aura di mistero e di magia che la tengono ai margini della sua comunità, un piccolo paese disperso tra i monti dove la natura, fatta di boschi e alberi intrecciati, di cinguettii di uccelli e di ruscelli cantanti dirompe in tutta la sua bellezza.
Febo è impulsivo e inquieto e, pur restando un sognatore, quando si tratta d’amore non ha il coraggio dei suoi pensieri; Luna è muta e, come tutti coloro che nel perdere qualcosa ne guadagnano un’altra, ha una straordinaria sensibilità che la rende capace di leggere anche i pensieri non rivelati.
Attorno a loro si muove un universo di personaggi bizzarri, curiosi, che vivono ai margini senza essere emarginati e che fungono anzi – con i loro caratteri e le loro caratteristiche – da contrappeso e da confronto alla natura ed ai tipi dei due protagonisti.
La storia di Febo e di Luna – i due io narranti che, nel romanzo, a capitoli alterni contraddistinti rispettivamente dal sole e dalla luna, riprendono e continuano il racconto l’uno dell’altra, mantenendone la logica e la continuità – si amano in silenzio (che per Luna è naturale) da quando sono adolescenti, senza mai essersi rivelati. Le loro vicende li portano più volte ad allontanarsi, a perdersi e a ritrovarsi, a riscoprirsi di volta in volta mutati (la stessa Luna ricomincerà a parlare) ma pur sempre legati, e a conservare quell’amore che invece non muta e a cui, anzi, ad ogni ritrovarsi, si aggiunge qualcosa, che è prima un bacio, poi un rituale più intimo e profondo, totalizzante e completo.
Febo e Luna, il sole e la luna, sono gli opposti che si attraggono, i due capi di un unico destino che si intreccia - proprio come i due castagni nel bosco della loro infanzia - e che anche dopo averli portati altrove, attraverso giri immensi, torna sempre a stringerli, riconducendoli a quell’unico e comune punto fermo.
Ma ad ogni ritrovarsi segue sempre, inevitabilmente, una nuova separazione che spesso coincide – come dirà Luna ad un certo punto del racconto – con la tragica fine di altri due amanti (una volta sono un prete ed una suora che si amano clandestinamente; un’altra volta due balenotteri), quasi fosse il segnale che quello spicchio di tempo loro concesso per stare insieme ed amarsi è scaduto.
Dunque quello di Febo e Luna è un amore infinito ma frammentato, condito da un andirivieni di assenza, mancanza, distanza, senza che nessun lembo, nessuna frangia resti a mantenerli uniti ogni volta che si perdono: né lettere, né messaggi, né telefonate, solo il pensarsi, il domandarsi “chissà dove sei e cosa fai” nell’attesa di un nuovo, possibile, casuale ritrovarsi. Eppure la certezza d’esserci sempre, l’uno per l’altra, non si perde mai, nonostante ognuno vivrà la propria vita ed inseguirà i propri sogni (che, conformemente alla rispettiva natura, si concretizzeranno in scelte ad essa corrispondenti: Febo diventerà un naturalista, votato alla missione ambientalista; Luna insegnerà il linguaggio dei segni, mossa dal desiderio di aiutare gli altri, di imparare a comprenderli, come qualcuno aveva fatto con lei in passato, estraendola dal suo silenzio) e nonostante i luoghi della loro adolescenza, dove un giorno torneranno insieme, saranno rimasti intatti solo nei loro ricordi, mentre, nella realtà, l’avanzare del progresso e la costruzione di un’autostrada, li avrà stravolti e spazzati via.
"Giura che non mi dimenticherai. Giura su ogni scrigno di noce, e su ogni chicco di uva e grillo nascosto e stella del firmamento."
Questo si erano giurati un giorno Febo e Luna. E un giuramento è per sempre, nonostante gli anni, i luoghi, il destino.
Bentornato, Benni.