Uno dei film più belli e toccanti degli ultimi dieci anni è senz’altro “Quasi amici”, la pellicola francese ispirata alla storia vera di un’amicizia improbabile - eppure straordinariamente autentica e profonda - tra un miliardario tetraplegico e il suo giovane badante, un ragazzo spesso nei guai con giustizia, che proprio grazie a quell’inatteso incontro riesce a capovolgere il destino di entrambi, restituendo un diverso senso alle esistenze di ciascuno.
La locandina del film è di una bellezza che conquista prima ancora di conoscere la storia: il ragazzo (uno statuario Omar Sy) spinge divertito l’avveniristica carrozzina su cui è seduto il miliardario, il cui sorriso radioso fa dimenticare la sua immobilità.
Ecco, è esattamente questa l’immagine che mi è passata istantanea per la mente di fronte a quella – vera, stavolta, e senza ritocchi scenici - che ritrae Kevin Sinfield e Rob Burrow in uno scatto che celebra tutto il valore e la forza dell’amicizia.
Kevin e Rob sono due ex campioni di rugby; insieme hanno militato per diversi anni con la squadra inglese dei Leeds Rhinos nella Rugby League (il rugby a 13).
L’uno ha un fisico possente e robusto, come si addice a quel tipo di giocatore; l’altro, invece, è decisamente minuto - 165 cm d’altezza per 70 kg di peso – tanto da essere noto come «il più piccolo giocatore della Lega».
Sono inseparabili, sia in campo che fuori.
Il loro non è solo un legame di gioco e di squadra, ma qualcosa di più radicato e solido, che esiste anche oltre il campo e le tribune, e che li porta a condividere, con le rispettive famiglie, anche gioie e delusioni ottenute in sfide e partite d’altro genere.
Succede così che, quando nel 2019 Rob scopre di avere una terribile ed inarrestabile malattia degenerativa (la malattia del motoneurone, molto simile alla SLA), che da lì a qualche anno lo porterà al decadimento fisico ed all’immobilità, Kevin diventa il suo bastone, le sue gambe, le sue braccia, la sua voce.
Arriva pure a dar vita ad iniziative finalizzate alla raccolta di fondi (e finora ha raccolto ben otto milioni di sterline!) che possano aiutare la ricerca per la cura della patologia di cui soffre il suo amico e fornire assistenza a chi l’ha già contratta.
L’ultima conquista ottenuta è l’intitolazione a Rob della maratona cittadina che si corre proprio a Leeds, dove entrambi vivono e dove Kevin allena la stessa squadra che li ha allevati insieme e portati al successo.
È un tributo d’onore a quel piccolo uomo che in campo è sempre stato un gigante, tanto da regalare alla sua città vittoria e gloria.
Naturale è, perciò, che né Kevin né Rob manchino.
E, difatti, qualche giorno fa, all’appuntamento con la maratona si presentano indossando la stessa divisa.
E gareggiano. L’uno spingendo la carrozzina dell’altro. Per tutti i 42 km e 195 metri del percorso.
Potrebbe già bastare così: immortalare l’immagine di Kevin che spinge l’avveniristica (pure questa!) carrozzina di Rob come sul poster di “Quasi amici”.
Ma loro amici lo sono “per intero”, in tutto e per tutto, compreso il finale di quell’avventura meravigliosa fatta di coraggio e solidarietà.
Perciò, quando alla linea d’arrivo manca appena un metro, Kevin si ferma, libera Rob dalle cinture che lo tengono saldamente ancorato alla carrozzina, solleva con leggerezza quel suo corpicino che adesso è ancora più minuto d’un tempo e, abbracciandolo, taglia il traguardo insieme a lui.
Un momento prima, però, assicuratosi di tenerlo saldamente, d’avere il suo capo esattamente incastrato nell’incavo della sua spalla, Kevin volta il viso, quanto basta per imprimere un bacio su quello di Rob.
Se occorresse un sigillo per certificare l’autenticità di un’amicizia, basterebbero un bacio ed un abbraccio come quelli: fatti di sofferenza ma anche di speranza, di umanità e di amore.