Samantha Cristoforetti – da poco laureatasi comandante della SSI e, ad honorem, anche in bioingegneria all’Università di Pavia - fluttua nello spazio in assenza di gravità, girando brevi video che, obbedienti alle regole di tik tok, riducono a cortissime sequenze esempi di principi complessi quali la conservazione del movimento angolare.
Non si cura dell’anarchia dei suoi capelli, fluttuanti a loro volta come una selvaggia criniera liberata dalla costrizione di tinture e messe in piega, indifferente al bisogno di dar “spazio” ad una femminilità che nello “Spazio”, tra le Stelle del firmamento, finisce per perdere di peso a sua volta…anche se gli zigomi alti, non minati dalla gravità, fanno comunque invidia!
Mi affascinano quelle immagini, che riequilibrano finalmente il riconoscimento di un ruolo che fino a non molti anni fa sembrava poter spettare soltanto ad astronauti maschi.
Volto pagina nella virtuale rivista che sto leggendo online e mi imbatto nel filmato che riprende la bellissima modella Bella (nomen omen) Hadid mentre, tra le stelle del jet set, sfila pressoché nuda sulla passerella della settimana della moda di Parigi.
Arriva fino ad una sorta di piattaforma dove due tecnici, utilizzando delle pistole spray, le disegnano letteralmente addosso un abito bianco che, aggiustato qua e là da un’assistente, si trasforma repentinamente in tessuto.
Si tratta dell’ultima frontiera del brand Coperni, che è riuscito a realizzare un liquido spray istantaneo composto da fibre di cotone e materiali sintetici integrati in una soluzione polimerica. Una volta aderito al corpo della persona, il liquido rapidamente evapora, lasciando sulla pelle soltanto il tessuto, trasformandosi, dunque, in un capo di abbigliamento.
La foto che vedo subito dopo è quella di Hadis Najafi, la ventenne “ragazza con la coda” bionda, uccisa poche sere fa dalle forze di sicurezza iraniane durante le proteste anti-velo nella città di Karaj, vicino a Teheran. Era tra le tante che hanno deciso di scendere in piazza a far sentire la propria voce pochi giorni dopo l’uccisione della ventiduenne curda Masha Amini, giustiziata dalla polizia morale iraniana per non aver indossato correttamente il velo, lasciando che alcune ciocche di capelli si ribellassero alla sua costrizione.
Diviene inevitabile fare un confronto, nient’affatto infrequente ed anzi pure piuttosto retorico. Ma risponde tuttavia ad una necessità che non dovrebbe essere mai persa di vista, a prescindere dal singolo, drammatico, episodio che ri-allerta le coscienze, attenzionandole a quelle condizioni di vita estreme cui un numero mai finito di donne è costretto a sottostare.
Da un lato il ricco, irriverente, liberista Occidente con tutte le sue trasgressioni e provocazioni; dall’altro il represso, indignato e sottomesso Oriente con tutti i suoi muri e i suoi divieti, dove si paga con la vita anche il più piccolo gesto di ribellione.
Che siano capelli, che siano veli.
Ancora una volta mi viene da domandarmi quale merito abbiamo avuto tutti noi – liberi di navigare per mare, nello spazio e tra realtà virtuali, senza legacci e senza regole se non quelle che rispondono ad una morale annacquata – per aver avuto assegnati in sorte i natali nel lato “giusto” del pianeta, che è a manca anziché a destra, e già solo per questo sa di rivoluzionario.
Torno indietro e rivedo in sequenza tutte le foto, ed il pensiero sottile che appunto è che ci sono luoghi sulla Terra in cui anche solo un pezzo di stoffa connota sostanziali differenze. Dipende solo da quale parte del corpo sia destinato a coprire.
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