29 gennaio 2025

Basilea III, l’UE è pronta

L’Ue è pronta a rispettare i limiti di Basilea III ma fuori dal vecchio continente c’è chi fa orecchie da mercante

Autore: Angela Taverna
Ci si interroga se le regole di Basilea III, il cosiddetto quadro normativo internazionale per le banche, verranno effettivamente rispettate dall’UE. Nate con l’obiettivo di regolamentare a livello globale il settore bancario e contenere i rischi emersi dalla grande crisi dei subprime, queste norme sono ufficialmente entrate in vigore il 1° gennaio 2025. Tuttavia, il Regno Unito ha già annunciato un rinvio dell’applicazione fino al 2027, preferendo attendere le misure che gli Stati Uniti, epicentro di una delle maggiori crisi finanziarie del XXI secolo, decideranno di adottare.

Negli Stati Uniti, la Federal Reserve aveva inizialmente avanzato una proposta normativa più severa rispetto a quella di Basilea, che tuttavia è stata bocciata dal Congresso. La Fed aveva promesso di elaborare una nuova proposta meno rigida, ma fino ad oggi nulla è stato fatto. L’arrivo della presidenza Trump ha ulteriormente complicato la situazione. Invece di puntare su misure di austerità per garantire la stabilità finanziaria, il presidente neoeletto si è orientato verso una politica di deregolamentazione, in netto contrasto con le tendenze globali. Le grandi banche di Wall Street si sono schierate con Trump, carpendone sin dal primo momento le intenzioni, ignorando tutti i rischi annessi e connessi ad una regolamentazione troppo blanda.

Ha senso, dunque, che l’Europa si faccia carico da sola di regole più stringenti per le banche dell’Eurozona? Una simile scelta, se non condivisa a livello globale, potrebbe creare un divario competitivo che svantaggerebbe esclusivamente l’Europa. Il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana ha rivolto un appello alle istituzioni europee affinché si impegnino a instaurare un dialogo con il Regno Unito e gli Stati Uniti, auspicando un’omogeneità di disciplina.

Il dibattito tra analisti finanziari e banchieri europei è acceso: da una parte, i liberisti sostengono la necessità di seguire la scia di USA e Regno Unito, puntando su una politica di deregolamentazione e rinvio; dall’altra, c’è chi ritiene che regole più severe diano un vantaggio sul lungo termine. Proprio grazie a tali misure, infatti, crisi di liquidità come quella che ha travolto le banche americane, tra cui la Silicon Valley Bank, non hanno avuto effetti di contagio in Europa.

Disinteresse anche sul versante della Finanza Sostenibile -Tuttavia, la questione va oltre la regolamentazione finanziaria classica. Gli Stati Uniti non solo si mostrano disinteressati all’austerità, ma anche a tutte le politiche connesse alla c.d. finanza sostenibile. L’UE, al contrario, richiede alle banche di rispettare stringenti parametri per la transizione verso la green economy, prevedendo sanzioni pesanti per chi non si adegua, mentre la Federal Reserve non sente di avere in tal senso alcuna responsabilità. La posizione di Fed viene ancor più legittimata dall’amministrazione Trump, la quale intende trascurare la questione attinente al cambiamento climatico sotto tutti gli aspetti non solo quello finanziario.

Persino colossi monetari come BlackRock hanno cambiato rotta, annunciando il ritiro dall’NGFS, il club internazionale di banche centrali impegnato nelle politiche sul cambiamento climatico.

Resta ora da vedere come reagiranno l’UE e la BCE: decideranno di allentare le regolamentazioni sulla corsa ai crediti green, allineandosi al contesto internazionale, o proseguiranno da sole, imponendosi limiti più rigidi con la consapevolezza di muoversi in una direzione non condivisa globalmente?
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