8 novembre 2018

Nuovo rinvio per la Web tax UE nella riunione Ecofin

Autore: Pietro Mosella
Rallenta il percorso relativo all’istituzione della web tax UE. L’Ecofin, infatti, riunitasi a Bruxelles il 6 novembre, ha discusso della proposta della web tax della Commissione Europea, ossia sull’opportunità di istituire una tassa europea nel settore digitale che ammonta al 3% sul fatturato delle grandi imprese digitali, le quali, al momento, godono di un regime fiscale di favore proprio in virtù della loro natura digitale.

La web tax – È bene dapprima ricordare che, la Legge di Bilancio 2018 (Legge 27 dicembre 2017 n. 205), ha apportato modiche alle transazioni digitali: la soglia, infatti, è passata dall’originario 6% al 3% sul valore della singola transazione che consiste nel corrispettivo dovuto, al netto dell’Iva.
Inoltre, è stata modificata la modalità di calcolo della base imponibile e, per effetto di dette modifiche, è stato chiarito che, l’imposta, si applica nei confronti del soggetto prestatore, residente o non residente, che effettua nel corso di un anno solare un numero complessivo di transazioni superiore alle 3.000 unità.

Già in un precedente articolo (del 22 marzo 2018 Web tax UE: Commissione Europea formula due proposte per tassare le imprese digitali) era stato anticipato che, vista la strada in salita per arrivare a concludere un accordo unitario, valido a livello internazionale, sulla tassazione dell’industria digitale, la Commissione Europea aveva presentato a Bruxelles un pacchetto di soluzioni da impiegare anzitutto in via transitoria, in attesa di un programma definito da varare a lungo termine.
In considerazione della crescita delle aziende virtuali (società di social media, piattaforme collaborative, fornitori di contenuti online), non essendo seguito un immediato adattamento della normativa fiscale, la Commissione aveva evidenziato la necessità che, le aziende digitali, paghino un’equa quota di tasse.

L’incontro di Ecofin – I Ministri delle Finanze dei Paesi UE, discutendo sulla proposta della Commissione, di fatto, si sono dimostrati, in parte, divisi sull’opportunità d’imporre una tassa europea nel settore digitale. In virtù del fatto che, la proposta della Commissione UE, prevede una tassazione del 3% sul fatturato e, quindi, sulle vendite anziché sui profitti dei grandi gruppi digitali (ad esempio Amazon ed Apple), diversi Paesi hanno espresso le proprie rimostranze sul punto.

La Germania, ad esempio, pur ammettendo che è necessario coordinare la normativa in questo campo per un’equa tassazione alle imprese digitali, ha auspicato un accordo globale e non solo europeo, in virtù anche del fatto che, gli Usa, vantando in questo settore diverse imprese importanti, avevano già inviato la scorsa settimana, attraverso la propria Commissione finanze, una lettera formale al presidente della Commissione UE, Jean-Claude Junker, in cui venivano espressi tutti i dubbi su tale proposta europea, ricordando anche i passi avanti che si sono materializzati in merito ai lavori tra Europa e Usa in relazione alle sanzioni commerciali che, quindi, l’introduzione di questa web tax, potrebbe in qualche modo compromettere.
Lo stesso Ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, si è detto disposto ad introdurre la web tax presentata dalla Commissione UE, con eventuali emendamenti, se, nell’estate del 2020, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) non avrà ancora definito una soluzione globale di tassazione delle imprese digitali.
Tale posizione, non ha riscosso il gradimento totale della Francia che, pur in attesa di una proposta dell’Ocse, auspica, al contempo, comunque un accordo tra i Paesi membri.
Anche l’Austria ha auspicato un accordo entro dicembre tra i Paesi membri, mentre, Irlanda, Svezia e Danimarca, si sono dimostrati contrari alla proposta dell’UE.

I Paesi che si sono detti favorevoli alla proposta comunitaria (Austria, Italia, Francia, Grecia, Regno Unito, Spagna, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia) auspicano che si possa giungere ad una soluzione entro dicembre, altrimenti, come ha precisato il Ministro dell’Economia italiano, Giovanni Tria, l’Italia adotterà un proprio sistema di tassazione delle imprese digitali.
Il nostro Paese, infatti, fa parte di quel gruppo che ha già introdotto misure per tassare le attività digitali e, lo stesso Ministro Tria, nell’incontro di Ecofin, ha evidenziato che, l’Italia, non ha ancora emanato i decreti attuativi proprio in virtù di questo disegno europeo che ancora non si è compiuto e, quindi, in attesa di risposte dalla stessa UE.

Pur favorevoli, ma esprimendo delle riserve, si sono dimostrati gli altri Paesi (Germania, Olanda, Lussemburgo, Lettonia, Cipro, Lituania, Malta, Finlandia, Belgio e Portogallo).
Alla base dell’obiettivo di un accordo entro fine anno c’è, comunque, la necessità di evitare il verificarsi di più iniziative legislative nazionali e, quindi, una “frammentazione” legislativa che può ulteriormente complicare il percorso verso un accordo europeo.
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