12 settembre 2013
12 settembre 2013

CHI L'AVREBBE MAI DETTO

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,

per inclinazione caratteriale mi ritengo un vero ottimista, nel senso che non pongo mai limiti alle possibilità che si possono incontrare lungo la strada, tendendo ad alimentare di giorno in giorno ogni più timida speranza. Tuttavia non vi nascondo che le recenti dichiarazioni del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, mi hanno lasciato piacevolmente e sorprendentemente stupito. Il capo dell’Amministrazione Finanziaria, nonché presidente dell’ente riscossore, Equitalia, ha puntato il dito non tanto sugli evasori, quanto su coloro che sprecano buona parte del gettito che confluisce ogni anno nelle casse erariali.

E chi l’avrebbe mai detto che un giorno avrei dovuto concordare con le affermazioni del numero uno delle Entrate? Non ci avrei proprio scommesso, non fosse altro per il fatto che non sono mai stato molto generoso col capo dell’apparato fiscale dello Stato. È pur vero che finora mi è sempre sembrato anche lui convinto che la panacea di tutti i mali fosse la lotta all’ultimo sangue all’evasione fiscale, senza considerare l’opportunità di introdurre una sana e vera spending review. Invece da qualche giorno mi accordo che anche Befera ha preso atto dello scempio che dirigenti e politici incapaci stanno facendo di quei soldi che lui stesso raccoglie. Che senso ha infatti introdurre tasse sempre più alte, controllare quando, dove e quanto queste vengono pagate, se poi i soldi che arrivano nelle casse erariali non servono a creare opportunità, servizi e sgravi agli stessi cittadini/contribuenti? Probabilmente è questo il quesito che si è posto il direttore dell’Agenzia. Un po’ fuori tempo, è vero! Ma come si dice? Meglio tardi, che mai!

Eppure Befera non é il primo alto dirigente pubblico a interessarsi della questione. Qualche settimana fa, ricordo che anche il viceministro per l’Economia e le Finanze, Stefano Fassina, aveva messo la testa fuori dal sacco dichiarando che in Italia va diffondendosi tra gli imprenditori un’evasione di sopravvivenza, dovuta alla necessità di rimanere a galla e sopravvivere alla crisi senza dover chiudere i battenti o esser costretti a delocalizzare la propria impresa. Il vice di Saccomanni aveva provato a mettersi nei panni degli imprenditori che ancora stringono i denti, schiacciati da un Fisco che pretende senza dare. Purtroppo però è stato subito messo a tacere, coperto da polemiche più o meno velate. Accadrà la stessa cosa al direttore Befera? Staremo a vedere, intanto vi è la certezza che dalle alte sfere stanno iniziando ad aprire gli occhi. I politici dovranno fare i conti con questo scenario che sta via via mutando. Persino il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha recentemente redarguito il nostro governo. L’allarme lanciato dal capo di Palazzo Koch riguarda il rischio di instabilità che potrebbe minare con gravi conseguenze la già debole ripresa. In sostanza, secondo Visco, l’Italia potrebbe venir fuori da una tra le recessioni più gravi registrate nella zona euro, ma l’uscita dal tunnel dipende da una serenità tra le forze di governo. Senza una squadra esecutiva stabile potrebbero crescere le preoccupazioni degli investitori e si finirebbe con un nulla di fatto, una potenziale ripresa stroncata prima ancora di partire.

Non occorre molto ingegno per vedere chiaramente quello che si ha sotto il naso, ma ce ne vuole parecchio per sapere in che direzione puntare quell'organo”, scriveva il poeta britannico W.H. Auden, ed è sicuramente quello che ci si aspetta ora, dope le dichiarazioni degli ultimi giorni. È chiaro che si sono finalmente aperti gli occhi su una realtà che fino ad oggi nessuno voleva ammettere, a questo punto che direzione si vuol far prendere a una simile consapevolezza? L’auspicio è che, una volta ammessa la verità, chi di dovere si adoperi per dare uno scossone positivo al sistema.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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