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CI DOVREMMO VERGOGNARE TUTTI... UN PO’

Cari amici e colleghi,

non viviamo di solo fisco, anche se è quello che ci permette di vivere. Tuttavia la nostra esperienza esistenziale si arricchisce di molteplici altre situazioni che ci permettono di alzare la testa da modelli e adempimenti per immergerla in questioni quotidiane, di stampo sociale che, volenti o nolenti, ci riguardano da vicino anche se non ce ne rendiamo conto.
E proprio su questo punto vorrei soffermarmi oggi. Stanco di rincorrere norme, chiarimenti e disposizioni, voglio dedicare questi minuti di riflessione a situazioni concrete che si sono verificate negli ultimi giorni e che mi hanno coinvolto emotivamente.

Proprio la scorsa settimana leggevo su un quotidiano la storia della ragazzina disabile che, in un primo momento, era stata esclusa dalla gita scolastica del quinto superiore proprio a causa della sua diversità. Il progetto prevedeva il viaggio di istruzione nella Capitale francese, ma per motivi di mobilità sarebbe stato necessario ricorrere all’aereo come mezzo di trasposto più consono alle problematiche delle quali la ragazza è portatrice. Purtroppo però questa scelta avrebbe causato un aumento del prezzo, che in un periodo di crisi è apparso insostenibile dai compagni (e immagino dalla rispettive famiglie). Quindi cos’hanno fatto? La soluzione più giusta sarebbe stata quella di optare per un’altra meta, magari più vicina e meno dispendiosa, al fine di permettere la partecipazione. Sfortunatamente così non è stato. Anzi, la situazione ha preso una piega raccapricciante. I compagni, con un vergognoso giro si messaggini, hanno decretato l’esclusione della ragazza, sacrificando il dispiacere di una per la gioia del resto della classa. Questi messaggi sono giunti alla giovane che ha manifestato su Facebook il proprio dispiacere generando una denuncia online da parte della sorella, che ha raccontato la vicenda sulla propria pagina web. La conclusione è stata quella alla quale si sarebbe dovuto arrivare prima, alla quale magari avrebbero dovuto pensare famiglie e insegnanti, evitando così di incorrere nello spiacevole epilogo: la meta è stata cambiata, la giovane ha ricevuto le scuse dei compagni e tutti insieme parteciperanno alla gita di fine anno.

Questo episodio mi ha fatto riflette non tanto sull’immaturità dei ragazzi, quanto sulla completa assenza di intervento degli adulti sia nella loro educazione morale sia nella scelta pratica del caso in oggetto. Questi studenti, certamente maturi dal punto di vista anagrafico, sono stati abbandonati a loro stessi, evidentemente privi di una dirittura etica. È comprensibile che in un momento storico caratterizzato da una difficile congiuntura economica, qualche euro in più per un viaggio d’istruzione possa risultare davvero pesante. E non sta qui infatti il mio biasimo. Quel che recrimino è la totale assenza di sensibilità, di quel cristiano buon cuore che apprendiamo la domenica a Messa, ma che poi dimentichiamo durante gli altri sei giorni della settimana. Un’apertura al diverso da noi che dovremmo avere anche se non ne conosciamo direttamente le difficoltà.

Perché questi ragazzi hanno invece dimostrato chiusura ed egoismo? Ecco, io ritengo che la responsabilità sia da riscontrare nei genitori e negli insegnati che non sono stati in grado di far comprendere quali siano i valori reali dell’esistenza. Convivere per cinque anni con una compagna disabile, scherzare con lei, parlare e condividere esperienze scolastiche, sono tutte emozioni che sono state spazzate via da un desiderio dalla natura chiaramente egoistica.
Eppure si tratta, a mio avviso, di ragazzi abbandonati. Abbandonati da docenti che avrebbero dovuto guidarli verso una più saggia decisione, alla quale sono poi giunti solo dopo una denuncia pubblica da parte della sorella della ragazza. E abbandonati da genitori che spenderebbero l’impossibile per garantire l’ultimo smartphone o la serata in discoteca, piuttosto che insegnare cosa sia la generosità e la comprensione.

Purtroppo a scene di questo genere siamo costretti ad assistere con una cadenza quasi quotidiana. Chi non è conforme alla diffusa definizione di ‘normalità’ è un peso, deve essere escluso e deriso. Si tratta di uno scenario sotto gli occhi di tutti. C’è gente che oltre alle difficoltà provocate da problemi di natura fisica e mentale, deve anche affrontare quelle provocate da una società cinica, incurante e gratuitamente cattiva.

Se il futuro dell’Italia avrà tali basi, io sinceramente ho paura. Potrei accettare la povertà incombente nel nostro Paese, il sistema fiscale farraginoso col quale lottiamo ogni giorno, potrei anche ammette l’instabilità politica e i governanti incompetenti, ma con tutto il cuore credo che non riuscirei a sopportare di dover vivere in un Paese che ha perso il senso della vita, il senso dell’appartenenza a una comunità, il senso della generosità e della condivisione.

Non possiamo nasconderci dietro la crisi, dietro le problematiche economiche che stanno affliggendo l’Italia. L’amore e l’affetto, la condivisione e l’accortezza, la moralità e l’educazione, trascendono la quantità di soldi che abbiamo in tasca. “Non v'è povertà così disperata che tolga all'uomo ogni possibilità di mostrarsi generoso”, sosteneva, a ragione, Arturo Graf.

E per non essere stati in grado di farlo capire a quei ragazzi, forse dovremmo vergognarci un po’ tutti.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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