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DAL BUNGA BUNGA… AL BANK BANK

A cura di Antonio Gigliotti

Fino a qualche mese fa, il cosiddetto Bunga Bunga ossessionava le nostre giornate. L’informazione era monopolizzata dai dettagli delle serate di Silvio Berlusconi e la giustizia tutta concentrata a capire i contorni di quella vicenda mentre i fascicoli dei cittadini qualunque restavano e restano tuttora fermi e in disparte. In attesa di giudizio.

Archiviato il vecchio Governo, anche l’attenzione su queste vicende è sfumata. Tutte ad un tratto non entravano più nelle prime pagine dei giornali dedicate invece al nuovo super Governo dei super tecnici. Purtroppo però le cose non sono andate come si sperava. E, nonostante tutti si siano impegnati a far passare Monti e i suoi come i salvatori della Patria, l’Italia se la passa ancora peggio di prima.

La “rivoluzione copernicana” promessa da Monti è stata attuata solo a metà, ossia solo nella parte che prevedeva lacrime e sangue. La crescita, le riforme, queste tutte rimaste nel cassetto dei sogni.
Niente Decreto Sviluppo, niente riforma della scuola, niente di niente. Tutto fermo perchè non ci sono i soldi. Dopo tutte le tasse che hanno introdotto, non hanno i soldi per fare nulla. Per i cittadini solo ed esclusivamente sacrifici.

Ma andiamo all'ultima vicenda del professor Monti. Ancora una volta il premier bocconiano agisce da solo, a senso unico, spiazzando tutti coloro che sperano ancora che l’attività di Governo sia condivisa. Così, giusto per rispettare i principi base della democrazia. Mi riferisco alla vicenda RAI: Anna Maria Tarantola, Luigi Gubitosi e Marco Pinto.
I tre nomi che Monti vede bene per la presidenza, la direzione generale e il membro del cda in quota al Tesoro. D’altronde il clientelismo vale anche per i prof.

Ormai lo abbiamo capito: i banchieri piazzano i banchieri. Anche se si tratta di dirigere un’azienda radiotelevisiva pubblica. Sicuramente tre nomi dai curriculum eccellenti, peccato però che nessuno di questi abbia mai lontanamente lavorato in questo settore.
Non è questo “clientelismo”? Dov’è la differenza con la vecchia e cattiva politica? Non basta cambiare i nomi alle cose, ai malcostumi, per non renderli più tali.

Che senso hanno i curriculum dei tanti potenziali candidati con esperienza e successo alle spalle, se poi si sceglie la persona fedele che si conosce, che va bene lo stesso anche se fa il banchiere?
Nei Paesi civili, prima viene il curriculum con le specifiche competenze e poi magari arriva la nomina. Da noi, invece, prima arriva la nomina e poi il curriculum, fra l’altro privo di competenze specifiche, come accaduto nel caso esaminato.

Che piacciano o no, nomi come Santoro, Freccero e tantissimi altri – con sensibilità anche diverse dai nomi citati – meritavano almeno di essere presi in considerazione.

In sostanza, ancora una volta, si è scelto chi faceva più comodo ai potenti, al sistema malato che ci governa.

Il modo in cui il prof. ha affrontato la questione delle nomine alla Rai, rasenta quasi un certo fanatismo, quello di un professore universitario, consulente di banche d’affari, che poco conosce dell’economia reale, al quale tutto è concesso compresa l’ennesima forzatura in nome dell’emergenza.
Fanatismo, per effetto del quale: l’economia reale italiana è ridotta quasi alla rovina; la finanza ha oramai preso il sopravvento sulle imprese; i manager occupano ruoli spettanti agli industriali ed infine i soldi anziché essere destinati alle imprese sono rimasti nelle banche.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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