23 febbraio 2015
23 febbraio 2015

Di crisi si continua a morire…"PERDONATEMI"

A cura di Antonio Gigliotti

Perdonatemi”, lo ha scritto con un pennarello su un foglietto prima di impiccarsi a una trave nella sua piccola azienda nella periferia di Lamezia Terme. L.C. non ce l’ha fatta dopo aver letto la cartella di Equitalia che l’obbligava a pagare circa 400 mila euro, altrimenti gli avrebbero pignorato tutto. L’ennesimo imprenditore si è attaccato a una corda e ha mollato solo quando il cuore non batteva più. L.C. aveva 55 anni, sposato con tre figli, elettricista, serio, laborioso e molto apprezzato sulla piazza, con un socio aveva messo su una piccola società di impianti elettrici.

Ancora un'altra vittima della tragica situazione economica e sociale che investe oramai tutto il tessuto imprenditoriale. I problemi economici e finanziari che colpiscono gli imprenditori in Italia si acuiscono e diventano dei veri e propri incubi.

Di questo dramma gli attori principali sono sempre di più i piccoli imprenditori e gli artigiani. Quelli che, secondo qualche “ignorante”, rappresentano gli evasori, dimenticando che sono sempre più i piccoli a togliersi la vita e sono coloro che lavorano, producono e non portano le aziende dove le tasse non si pagano o si pagano in misura molto inferiore rispetto all’Italia.

In un contesto economico, sociale e ambientale così difficile, questi uomini sono eroi perché essere imprenditori sostenuti da banche, politica ed altro è molto più facile. Ebbene, queste persone dovrebbero avere e sentire il sostegno di tutte le istituzioni pubbliche e private tutti i giorni, non solo gli encomi e la solidarietà quando si suicidano.

L’ennesimo gesto incontrollato e disperato che la dice lunga sullo stato dell’economia non solo in Calabria, ma in tutta Italia. Non passa settimana infatti che un imprenditore non faccia l’ultima tragica scelta. Nel Nord come nel profondo Sud.

L’ennesimo suicidio che assume più le sembianze di un omicidio di Stato. Ancora una volta un uomo, un marito e un padre di famiglia è costretto a togliersi la vita a causa delle pesanti tasse e della burocrazia che l’Italia riserva ai suoi cittadini. Pensate solo per un attimo cosa può essere passato per la testa di questo imprenditore, che fra l’altro conoscevo anche personalmente. Da sempre il suo primo pensiero è stato la famiglia. È terribile quindi immaginare come sia potuto giungere a un gesto così estremo, ben consapevole che quella sua adorata famiglia sarebbe poi rimasta senza una guida, senza una persona che nonostante tutto era presente e dava certezza e sicurezza. Cari amici, ecco ciò che mi tormenta di questo ennesimo episodio. Non si tratta di gente che ha bruciato i soldi, non sono drogati o persone dedite all’alcol, ma gente comune che rinuncia alla cosa più cara, la famiglia, perché sopraffatta dai debiti.

E mi preoccupa soprattutto perché, nonostante le tante promesse fatte dai vari politici, le difficoltà sono tante e la crisi sta portando sempre più aziende a chiudere, se non addirittura a gesti estremi come quello a cui abbiamo appena assistito.

Lo stato sociale è ormai solo un lontano ricordo. Il Governo della nostra penisola si tramuta sempre più in una piovra che allunga i suoi tentacoli ovunque riesca ad arrivare con lo scopo di far cassa. Peccato che in questo circolo vizioso Stato – banche rientrino, manco a dirlo, solo i piccoli imprenditori e gli artigiani, che con centinaia di difficoltà avviano le loro attività solo per dar da mangiare e creare un futuro alle proprie famiglie.

Un Fisco che stronca, uno Stato che riscuote i debiti (anticipati), ma si tiene i crediti fino all'ultimo sangue. Risultato: una scia di suicidi che mette i brividi, una strage inesorabile e spesso silenziosa. La contabilità macabra racconta che nel 2012 si sono tolti la vita 89 imprenditori, nel 2013 il fenomeno ha coinvolto 149 persone, quasi il doppio rispetto al 2012. Uno ogni due giorni e mezzo. Nel 2014 il numero è ancora aumentato. Al Fisco non interessa se un'azienda è allo stremo, le tasse te le chiede comunque. La lama della ghigliottina ha la forma della cartella Equitalia. Non si può andare avanti così!

Ecco, davanti a questa triste storia di un Paese che stenta a risalire la china, non posso che prendere atto – amaramente – che finché avremo un sistema di tassazione così elevato, finché avremo uno Stato che pretende ciò che gli è dovuto lasciando trascorrere mesi o anni quando i soldi deve restituirli, finché avremo politici poco attenti alle vere esigenze della popolazione - ed alle partite Iva, in particolare - … insomma, finché dovremo sopportare tutte queste ingiustizie, saremo costretti ad assistere a simili gesti che ci lasciano senza parole, senza forza e con la voglia di mandare tutto all’aria.

Detto questo non posso che concludere con le parole profonde di Oriana Fallaci, che racchiudono il senso di sconfitta che provo e che immagino voi possiate condividere. “Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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