22 agosto 2012

FINE DELLA CRISI O INIZIO CAMPAGNA ELETTORALE???

A cura di Antonio Gigliotti

E’ di una manciata di giorni fa la dichiarazione, tramite intervista, del premier Monti e del ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, in base alla quale entrambi hanno affermato di non veder lontana la fine crisi, soprattutto alla luce del fatto che il peggio è oramai passato.

Non vi nascondo che una siffatta dichiarazione non mi ha subito convinto, tant’è che ho creduto d’esser caduto vittima del ciclone Lucifero e del caldo di questi giorni… poteva esser vero quel che leggevo sui giornali?
Così, in cerca di un parere obiettivo, ho dissetato l’arsura e acceso l’aria condizionata, poi a mente fresca ho riletti i vari articoli e ne è venuto fuori che il senso era proprio quello che avevo originariamente intuito, non era mutato nulla. Tutto vero.

Sinceramente devo confessarvi che sono rimasto allibito da quelle dichiarazioni. Non sarà che il presidente del Consiglio e il suo ministro si siano basati su dati in esclusivo possesso del Governo? E sì, perché non mi pare che il giudizio espresso possa corrispondere alla realtà che ci circonda.

Perché?

Perché il Paese è in vera recessione. Non v’è più capacità, spirito e voglia d’investire. La produzione industriale è calata di 8 punti. Il settore immobiliare sta vivendo una fase di stallo. I consumi si sono arrestati perché le famiglie hanno ridotte capacità di spesa, tutto ciò a scapito dei commercianti.
In altri termini, non ci sono soldi.

Molti italiani hanno perso il posto di lavoro (e per una buona parte di loro è andata persa anche la voglia di vivere). Inoltre tra l'aumento delle tariffe, l'Imu, i treni, i carburanti, i beni alimentari e i libri scolastici, le famiglie italiane si troveranno quest'anno a fare i conti con una stangata di circa 2.400 euro in più rispetto al 2011. Per non parlare dei mutui che sono sempre più cari: a maggio 2012 il tasso d'interesse sui prestiti alle famiglie si attesta al 4,12% (+103% su un anno). Una situazione difficile: gli italiani per pagare devono sborsare il 30,9% del reddito.
Il tasso occupazionale non produce dati meno negativi… anzi gli indici sono tutti in discesa. Tra giugno 2011 e marzo 2012 l’occupazione è diminuita del 5,1%, vale a dire ben 97.800 posti di lavoro in meno.

Questi sono i numeri rilasciati nei giorni scorsi da Adusbef, Confartigianato e Federconsumatori. Tali associazioni parlano di «aumenti insostenibili» che peseranno sui consumi, quindi sull'andamento dell'economia.

Pertanto, se questa è la fotografia dell’Italia, come fanno i nostri governanti a vedere la fine della crisi?

In realtà, temo che questa crisi sia lungi dall’essere superata, a meno che non si adottino misure ad hoc che possano dare un nuovo slancio alla crescita.
Un esempio? Ebbene, penso che si dovrebbe intervenire drasticamente e seriamente sui tagli alla spesa pubblica, sulla burocrazia che uccide le aziende (insieme al Fisco, ovviamente) rendendola più snella ed efficiente, e poi sulla pressione fiscale che ha raggiunto livelli oramai non più sopportabili.
In sostanza, debbono essere create le premesse affinché le aziende inizino nuovamente a crescere.

Ora, si noti che l’interruzione della crescita delle imprese comporta alcune conseguenze che -fino al giorno in cui la risalita non riprende a un ritmo accettabile - sono assolutamente inevitabili. Tra questi effetti collaterali si possono individuare il peggioramento del tenore di vita, la mancanza di occasioni di lavoro per i giovani e l’indebolimento dello Stato Sociale.

Da ciò se ne deduce che i discorsi ed i proclami di questi giorni, tramite i quali si manifesta l’illusione che la fine della crisi sia dietro l’angolo, sono discorsi non da tecnici chiamati al Governo per risolvere ciò che non erano riusciti a fare i politici, bensì veri e propri slogan diffusi in vista delle prossime elezioni.
Pertanto, come dice il mio amico napoletano, “ccà nisciuno è fesso” (qui nessuno è stupido), quindi che la smettano di raccontarci favole!

Ci avevano anche promesso l’abbassamento dello spread… e non mi pare che ciò si sia verificato! Quindi, mi auguro che nell’immediato futuro, i tecnici tentino di fare quello per cui sono stati chiamati, ossia i tecnici! E che le promesse le lascino a chi saprà mantenerle.
Al giorno che promise si conosce il buon pagatore”, diceva Giovanni Verga, quello che si sta verificando nel nostro Paese risulta invece esserne il contrario, con troppi rimandi e deboli promesse.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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