10 gennaio 2014
10 gennaio 2014

FISCO: INCERTEZZA, INSTABILITÀ E ARBITRARIETÀ

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,

mi duole assurgere ogni giorno al ruolo di grillo parlante della nostra categoria e dell’intero sistema fiscale. Tuttavia, anche oggi come nei giorni scorsi mi trovo amaramente a fare il punto su una realtà che, ahimè, è lontana anni luce da quella che voi ed io desidereremmo.

Qualche altra voce fuori dal coro l’ho sentita e mi ha fatto piacere che sia stato estratto dal cilindro del pensiero libero Adam Smith, che si soffermò sulla certezza dell’imposizione fiscale. Il sistema tributario ideale tratteggiato dal filosofo ed economista scozzese si basa su un concetto semplice e chiaro che purtroppo, dopo ben 250 anni, in Italia non siamo stati in grado di applicare. Il fulcro di un simile pensiero che, parafrasando un altro grande pensatore come Thomas More, definirei utopistico, è che le tasse debbano essere certe e non arbitrarie, riscosse secondo modalità e tempistiche consone alle esigenze dei contribuenti e non eccessivamente esose, e proporzionate alle possibilità degli stessi soggetti che devono pagarle. In realtà non dobbiamo andare tanto lontano per cercare qualcosa di simile, perché anche in Italia, molto più di recente, qualcosa del genere l’abbiamo escogitata, peccato però che dopo averla scritta non siamo riusciti ad applicarla in maniera concreta. Vi dice qualcosa l’articolo 53 della Costituzione italiana? Giusto per rinfrescare a tutti la memoria, i Padri costituenti scrissero che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Dunque, venne introdotto questo principio progressivo nel sistema fiscale, in base al quale il cittadino è tenuto a versare al Fisco una parte di reddito direttamente proporzionale alla propria capacità contributiva. Era quindi la volontà di imprimere una fisionomia egualitaria e solidale quella che spinse i Costituenti a organizzare un sistema fiscale in base alle reali possibilità reddituali dei cittadini. In modo da “tener fuori dalle tasche del popolo il meno possibile”, per tornare a Smith.

Dopo quasi settant’anni, la Penisola non è ancora riuscita a rendere piena giustizia al principio chiaramente esposto nell’articolo 53 ed evidentemente ispirato a grandi pensatori tra i quali appunto ritengo figuri Adam Smith.

Sul punto anche il governo delle larghe intese ha fallito. Sempre ritardi, rinvii, incertezza… buio pesto su questioni che invece dovrebbero essere comunicate con trasparenza e tempestività, non a ridosso delle scadenze come invece accade ormai per prassi.

Siamo stanchi sia in qualità di contribuenti che come commercialisti.

Nei giorni scorsi auspicavo un possibile sciopero, ora leggo che se ne sta seriamente discutendo presso le apposite sedi all’interno della categoria. Non avendo una governance, sono state le associazioni sindacali a prendere in mano le redini della situazione rivolgendosi alla «Commissione di garanzia scioperi». Le sigle hanno proposto a quest’ultima una bozza di autoregolamentazione del diritto allo sciopero. Sono tanti e troppi i motivi per i quali dovremmo dire ‘basta!’ e farci sentire attraverso uno sciopero, o qualsiasi altra forma di protesta. Siamo una categoria per troppo tempo calpestata e con noi sono stati calpestati anche i clienti che abbiamo assistito tra tante difficoltà. E tra i motivi che giustificherebbero uno sciopero/protesta ci sarebbe anche la protratta assenza di un organo direttivo. Ma ci rendiamo conto che dal dicembre 2012 siamo soggetti a un Commissariamento straordinario, che ormai di straordinario ha solo il nome, visto che è diventato di ordinaria amministrazione?

Intanto però la mini-Imu dovrà essere pagata il prossimo 24 gennaio, tra grandi difficoltà e incertezze, poi andrà a confluire nella Iuc, che conterrà anche la Tasi, altro grande buco nero del sistema fiscale. Su quest’ultima imposta non abbiamo ancora nulla di chiaro, a parte che Palazzo Chigi ha comunicato un aumento delle aliquote per coprire gli sgravi ai contribuenti e che queste verranno inserite con un emendamento al decreto sugli enti locali. Dovremo ancora aspettare, perché sicuramente qualcosa cambierà, come ci hanno abituati ormai da tempo immane. Ricordo fra l'altro che è un’imposta che dovremo pagare fra qualche giorno, cioè il 16 gennaio.

Allora, pare esser giunto il momento di incrociare le braccia sul petto e smettere di essere così solerti, come piccole formichine alla mercé del Fisco e di burocrati da pensione. Solo così, spero, potranno accorgersi del caos che hanno generato e porvi un definitivo rimedio!

Per concludere, ricordo che Agatha Christie sosteneva che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. Ebbene, quel che accade quotidianamente ci dà la prova che chi ci governa e i funzionari e politicanti che ruotano loro intorno non ci capiscono niente...
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