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A cura di Antonio Gigliotti

Cari colleghi, ieri s’è finalmente concluso il capitolo IMU.

Le fatiche che abbiamo sopportato in questi mesi e soprattutto nelle ultime settimane rimangono conoscenza esclusiva dei nostri studi e delle nostre famiglie che poco tempo hanno avuto per godere della nostra presenza in casa, oberati come eravamo dall’imminente scadenza!

Ancora una volta, a giochi fatti, mi preme sottolineare il totale abbandono in cui è stata gettata l’amata categoria alla quale apparteniamo. Defraudati della rappresentanza, delle tutele e del sostegno necessari, abbiamo portato a termine l’incombenza da soli, tra qualche sorriso di chi avrebbe dovuto assurgere a ruolo di faro e i ritardi della farraginosa macchina burocratica del nostro Paese.

Se chi avrebbe dovuto proteggerci e far valere i nostri diritti era troppo impegnato dai propri progetti elettorali per prendere in mano con serietà il fardello IMU, non è da stupirsi che le più popolari testate giornalistiche della Penisola abbiano preferito appoggiarsi, come punto di riferimento illustrativo, ai riscontri della consulta dei Caf. Ora, lungi da me intavolare alcuna polemica contro i Centri di assistenza fiscale, che tra l’altro hanno più volte dimostrato una puntualità e una chiarezza nel segnalare i problemi che alla nostra rappresentanza sono sfuggiti. Il punto sul quale mi trovo tristemente a riflettere è che ormai la nostra debole credibilità ci porta a non esser più presi in considerazione neanche per quanto concerne la nostra materia operativa. I dati e le analisi diffuse dai vari tg, infatti, non provenivano dal centro studi o dalla fondazione del nostro Consiglio nazionale. E ciò probabilmente non è avvenuto perché noi non abbiamo condotto di queste indagini, e probabilmente perché non diamo l’impressione d’essere attendibili vista l’impasse nella quale siamo incastrati

In ogni caso, qualunque sia il motivo, è deprimente assistere a un siffatto atteggiamento nei nostri confronti! Forse che noi commercialisti non sappiamo cosa sia l’IMU? Non credo, anche se negli scorsi mesi, con delle leggere quanto azzardatedichiarazioni, la nostra governance ha dato piena dimostrazione di non conoscere i problemi legati all’imposta.

Ciò detto, in definitiva mi chiedo quanto tempo ci vorrà ancora per riconquistarci quel posto che ci spetta di diritto? La situazione attuale non è molto incoraggiante! Abbiamo trascorso l’intero 2012 in una vera è propria battaglia intestina coronata con il recente Commissariamento straordinario deciso dal Ministero della Giustizia. Cosa ci è rimasto in mano? Ebbene, quello attorno al quale ancora ci stringiamo è un Consiglio nazionale privo di carattere che ha svenduto il proprio peso mediatico, culturale, di opinione e politico. È naturale che uno spazio vuoto trovi chi lo riempie.

Pertanto, la risposta a quel quesito è davvero difficile. Riconquistare ciò che si è perso richiederà del tempo e delle condizioni da rispettare. A tal proposito, prima fra tutte sarà la riscoperta dell’unità. Si consideri infatti che la sconfitta alla quale abbiamo assistito col commissariamento non riguarda le due liste contendenti, né il solo Consiglio nazionale, bensì l’intera categoria, ogni singolo iscritto, anche chi di queste elezioni se n’è lavato le mani. Ciò significa che un cambiamento sarà possibile al costo dell’abbandono di inutili personalismi. Solo così potremo riprenderci quanto abbiamo perso per strada.

Ne abbiamo le capacità e la determinazione, dovremo solo ritrovare il coraggio di convincere chi sta in alto circa l’opportunità di altri passi indietro!

Seneca sosteneva che “ogni tipo di ambizione ha questo grave difetto: non guarda indietro”. In ragione di ciò, credo sia giunta l’ora di deporre l’ambizione e di crescere facendo tesoro di quanto lasciato lungo la strada, raccogliendo il seminato e scartando quel che ci ha danneggiato.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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