13 marzo 2013

Il Paese dei protesti e dei ritardi

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi, come possiamo tutti constatare la situazione politica ed economica del nostro Paese pare essere immutata ormai da poco più di due settimane. I risultati elettorali hanno portato a galla una condizione di totale incertezza che si è poi concretizzata, a livello finanziario, con l’ultimo declassamento del rating che ci ha fatto perdere la ‘serie A’.

L’Italia è allo stallo, nonostante da più parti ci dicano che non è così. Purtroppo però, dati alla mano, l’unico indice che cresce in maniera repentina è quello relativo alla disoccupazione. Le imprese chiudono i battenti, le banche non danno credito e le famiglie stentano ad arrivare alla fine del mese. Questo è lo scenario all’interno del quale i politici ‘eletti’ litigano per alleanze, programmi e beghe processuali. È pertanto evidente che una soluzione vada al più presto trovata e adottata. Già nei giorni scorsi lo avevo sottolineato: è necessario rimboccarsi le maniche e agire. Di parole, promesse e slogan non se ne può più. Direi, oggi più di prima, che la misura è colma. Il vaso vacilla e potrebbe finire a terra, in mille pezzi. È questo il risultato che vogliono ottenere? Ne dubito. Purtroppo però i dati parlano chiaro e a dare man forte allo sconforto si sono aggiunte le stime emerse dal rapporto Cerved, gruppo specializzato nell'analisi d'impresa.

Il parere del centro servizi è che la crescita del settore imprenditoriale, motore economico del Paese, è pari al 45% di quella registrata nel 2007, ossia nell’ultimo anno prima della recessione. A farne maggiormente le spese è l’imprenditoria edile. Nello specifico, stanno vorticosamente aumentando i protesti accusati dalle imprese; per esempio, nell’ultimo trimestre a 69mila aziende sono stati contestati 221mila titoli (+9% sullo stesso periodo del 2011). Un trend preoccupante che comprende altresì le imprese individuali, sebbene siano colpite in misura meno incisiva rispetto a quelle non individuali.

Altra piaga che coinvolge l’imprenditoria italiana è il ritardo nei pagamenti ai fornitori, che spesso supera i due mesi. Ciò implica un rallentamento di produttività alle aziende fornitrici, che vendono i beni o erogano i servizi, ma rimangono prive di liquidità. Alla fine del 2012 la percentuale era salita al 7,1%. Secondo il Cerved, in genere, dopo 85 giorni le imprese italiane pagano il fornitore, tuttavia il ritardo è una caratteristica ormai di tutti i soggetti imprenditoriali, a prescindere dalle dimensioni. Infatti quel che preoccupa maggiormente è il fatto che anche per le grandi aziende la fascia di ritardo sia passata in pochi mesi dal 6,9% all'8,2% del totale, nonostante tali realtà imprenditoriali possano contare su privilegiati termini in fattura.

Purtroppo, quella illustrata dal Cerved non è che una parziale panoramica del tessuto economico italiano. Un tessuto che potrebbe definitivamente sfibrarsi se ai posti di comando si dovesse continuare con il tira e molla al quale stiamo assistendo da quindici giorni. Ecco, personalmente comprendo le diverse motivazioni, i differenti punti di programma e le poche possibilità di convergenza. Tuttavia bisogna pur prendere atto che l’Italia è un Paese che necessita di un governo e se i risultati elettorali hanno condotto all’ingovernabilità, allora le guide designate dovranno accantonare i personalismi e decidere insieme del nostro futuro. Dobbiamo abbattere le barriere ideologiche almeno per quel tempo utile affinché il Paese venga traghettato verso un periodo di crescita.

Il giornalista Giuseppe Prezzolini, in un interessante scritto sul nostro Paese e i suoi abitanti, affermava che “il tempo è la cosa che più abbonda in Italia, visto lo spreco che se ne fa”. E le ultime consultazioni politiche con i loro esiti così incerti dimostrano quanto fosse vera questa affermazione. Purtroppo però ulteriori sprechi in tal senso risulterebbero, oggi più che mai, davvero intollerabili! L’alternativa sarebbe un ritorno alle urne e francamente non credo che l’Italia, così come si presenta ora, possa permetterselo.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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