27 agosto 2013

IL TEMPO DELLE MELE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
‘il tempo delle mele è finito’, permettetemi l’adozione delle parole usate da Beppe Grillo per tratteggiare quella che è, senza ombra di dubbio, la situazione che si trova attualmente a vivere il nostro Paese. Quel che avviene entro i confini della politica può ben essere definito un vero e proprio scandalo. Lo spread è salito, raggiungendo i 250 punti e Piazza affari ha chiuso ieri a -2,1 punti percentuali. Il tutto a causa di una crisi che sta assumendo una fisionomia politica più che economica. Il ritorno alle elezioni, acclamato da una parte e bandito dalle altre, è quanto mai possibile. Le condizioni che stanno ponendo le diverse forze di maggioranza (se ancora di maggioranza si può parlare) stanno creando i presupposti affinché il governo cada, lasciando il Paese in preda a un vulnus esecutivo senza precedenti.

Questa è l’Italia della recessione, un Paese che ha estrema necessità di riforme strutturali che vadano a sanare le ferite lasciate dalla crisi economica, ma che invece di pensare a questo insegue bagarre tutt’altro che utili alla crescita. I cittadini sono abbandonati, con stipendi e pensioni di giorno in giorno più deboli; gli imprenditori non hanno sostegno né tutele, tant’è che si ritrovano costretti a trasferirsi all’estero; i consumi sono calati… L’economia è ancora lontana dalla ripresa. Non ci sono speranze e quelle poche che avevano iniziato a germogliare sono state calpestate da un’estate fatta di minacce, di pericoli e di dichiarazioni prive di fondamenta. Loro giocano a farsi la guerra, noi contiamo i giorni che ci separano dal totale affossamento. Se è vero, come dice Grillo, che è finito il tempo dell’innocenza e delle idilliache illusioni, mi chiedo a quale nuovo periodo stiamo andando incontro.

La crisi imperversa, non possiamo permetterci delle nuove elezioni, eppure sembra esser questa l’unica via di uscita. È vero? Non so, in tutta sincerità, quale risposta troveranno i nostri governanti. Quel che so è che le larghe intese, osannate e accreditate dai più, sembrano ormai sul viale del tramonto. Quel che ci rimane di questo governo di conciliazione sono solo parole e sospensioni. Tant’è che fra poco scadrà il trimestre di ‘congelamento’ della maggiorazione dell’aliquota ordinaria Iva, che dal 21% passerà al 22, decretando una volta per tutte il crollo dei consumi. E ciò solo perché chi è stato deputato a decidere non è capace di farlo, ha preferito posticipare, prorogare e sospendere, sperando magari di trovare uno scenario più favorevole alle proprie posizioni politiche. Peccato però che la vita prosegue, incessante, senza badare alle sospensioni e ai programmi, e quel che non si è fatto tre mesi fa ce lo ritroveremo fra qualche settimana. L’aumento Iva busserà alle nostre porte e nessun argine potrà evitare l’inondazione. Ci sarà forse un’altra sospensione? Bene, la facciano… e poi? Come risolveremo la situazione a gennaio? Ci ritroveremo ancora al punto di partenza. Al punto attuale. Al punto dal quale non ci siamo mossi da quasi tre anni.

E mentre lo scenario va peggiorando, cosa fanno loro, i nostri rappresentanti? Discutono e minacciano, ponendo in auge dei problemi che non sono tali e disquisendo di falchi e colombe. Intanto a noi non rimane che stringere i denti, sperando che un giorno in più non rappresenti davvero la fine. Loro ci rappresentano, ma io mi vergogno di questa rappresentanza. Quasi non riesco a riconoscerla.

“Il problema di questo paese è che ci sono troppi politici che credono, con una convinzione basata sull'esperienza, che si può ingannare tutto il popolo per tutto il tempo”, scriveva negli anni Quaranta lo statunitense Franklin Pierce Adams. Una lucida descrizione della medesima classe politica che oggi, a distanza di più di sessant’anni, ha in mano le redini dell’Italia. Ma io sono stanco di essere ingannato. Il tempo è scaduto. Si diano una mossa!
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