15 luglio 2013

IMPRESE & PAESE: INDIETRO TUTTA!

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi, vivere nel nostro Paese sta diventando sempre più difficile. E la situazione si aggrava per gli imprenditori, soprattutto se piccoli e medi.

Le imprese falliscono, nonostante decreti e interventi, riforme e pacchetti di misure ad hoc. L’imprenditoria non riesce a sopravvivere alla crisi. Ma il problema allarmante è che la causa dei numerosi fallimenti delle piccole e medie realtà imprenditoriali è sempre più spesso proprio lo Stato. Secondo dati recenti, infatti, negli ultimi cinque anni una fetta comprendente ben quindicimila imprese ha conosciuto la chiusura e le responsabilità sono da riscontrarsi nei mancati pagamenti da parte dei debitori, tra i quali albergano in prima fila le Pubbliche amministrazioni. Quindi apparati statali! Se si considera che, dall’inizio della crisi ad oggi, i fallimenti complessivi sono stati più o meno 52.500 di cui, addebitabili alla’Amministrazione pubblica, risultano essere il 30% del totale.

E non c’è nulla che fa invertire la rotta della disperazione!

È vero che il governo è intervenuto con un decreto specifico per sbloccare il pagamento dei debiti, ma è altrettanto vero che la squadra esecutiva si è basata su dati che indicano l’ammontare dei crediti vantati dalle imprese a quota 91 miliardi di euro circa, quando invece nella realtà i debiti che la Pubblica amministrazione deve saldare sono pari a una somma complessiva di 120 miliardi di euro. Soglia che i provvedimenti governativi sono ben lontani da poter coprire! E se a ciò si aggiunge il ritardo dei pagamenti, che in Italia arriva in media a 170 giorni, è chiaro che la liquidità per il nostro tessuto imprenditoriale è un termine sconosciuto. Alle imprese si toglie l’aria, senza considerare che spingendole verso il fallimento si impedisce anche la ripresa del Paese. È il solito cane che si morde la coda, senza arrivare mai a comprendere quale sia il problema!

Altro fenomeno che potrà peggiorare la situazione riguarda l’imminente rischio che potranno vivere le imprese se l’Iva al 4% sui gadget di periodici e quotidiani dovesse passare al 21% dal primo gennaio 2014. A dire il vero, il passaggio è più che sicuro perché il ricavato dovrà andare a finanziare il bonus ristrutturazioni. Bene! Dunque, da un lato, il governo ci viene incontro, dall’altro, ritira la mano! Ma ci è chiaro che con questa maggiorazione Iva l’aumento potrebbe persino raggiungere il 500% causando danni non solo agli edicolanti, ma anche a distributori ed editori? E non sono, questi, degli imprenditori sui quali il Paese dovrebbe investire per il bene dell’intero sistema economico-finanziario? Le risposte a tali quesiti sono lapalissiane, ma pare che chi di dovere abbia difficoltà a comprenderle!

Ecco, è giusto che lo Stato pretenda il versamento di imposte e tributi dagli italiani, ma sarebbe altrettanto giusto che lo stesso Stato facesse la sua parte risarcendo il dovuto senza asfissiare chi già stenta ad andare avanti sulle proprie gambe.

La Penisola è in ginocchio. Un deperimento economico che sfocia in tensioni sociali drammatiche. Lo sdegno che suscitano gli ultimi comportamenti di politici e cariche istituzionali, troppo impegnate a offendersi tra di loro piuttosto che prestare attenzione al Paese, rappresenta lo specchio delle più basse azioni che si stanno verificando nelle città di quello che era il Belpaese. Proprio nei giorni scorsi la Banca d’Italia ha diffuso un rapporto sull’aumento dei furti e delle estorsioni. Ora, escludendo chi delinquente lo è di mestiere, personaggi che vanno quindi perseguiti e puntiti, rimangono quelli che purtroppo rubano per necessità. Da popolo di santi, poeti e navigatori, quello degli italiani è divenuto un popolo di ladri da supermercato, i cui furti hanno raggiunto un valore annuo complessivo pari a tre miliardi di euro. Cosa rubiamo? Ecco, i beni preferiti sono i salumi, le verdure, la carne, la legna per il fuoco e i fiori. Roba di scarso valore, ma di primaria necessità. Ovvio che non si intende giustificare chi compie simili atti, poiché sempre di furti si tratta, ma l’obiettivo è piuttosto quello di evidenziare le ragioni che spingono gli italiani ad agire in siffatto modo. La fame? La disperazione? La crisi? Fatto sta che l’apice della recessione si è tradotto nel periodo boom di piccoli saccheggiamenti quotidiani ai danni di supermercati.

Questo è lo scenario. I politici e i governanti si facciano un po’ i conti e ci diano risposte, invece che perder tempo a dar prova delle loro bassezze, peraltro già ampiamente riconosciute!

Balzac, il celebre scrittore francese, scriveva che “comprendere gli interessi di tutti è di un governo ordinario; il prevederli è di un grande governo”. In Italia siamo ancora in attesa di questo ‘grande governo’ che, invece di causare e ingrossare i problemi, possa prevederli e prevederne anche le soluzioni. Per il momento abbiamo un manipolo di politicanti che litigano tra loro e si offendono, posticipando le scelte importanti e tarpando le ali all’intero Paese.
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