19 ottobre 2011

INDIGNATI: per un fisco irriconoscente

A cura di Antonio Gigliotti

Sabato scorso in 950 città del mondo hanno sfilato gli indignati. Giovani e meno giovani che hanno manifestato contro il potere economico. Nessuna bandiera, nessun colore. Gli indignati sono un popolo, non una sigla sindacale o politica. Ce l’hanno con le banche e la finanza e rivendicano il loro diritto all’insolvenza. Da maggio ad oggi gli indignati si sono moltiplicati: si è contagiato il coraggio di esprimere la propria indignazione.
Vedere le immagini di quelle protesta – ovviamente non quelle di Roma, teatro di devastazione e ben lontana dall’idea di pacifica manifestazione,ma quelli non erano indignati, erano delinquenti - fa venir voglia di fare un elenco di cose per le quali vale la pena indignarsi. Anche noi commercialisti dovremmo stilare il nostro.

È assolutamente incomprensibile il silenzio che è calato nella categoria, all’infuori di qualche organizzazione nell’ambito dei vari professionisti, dopo l’annunciata novità che sarà introdotta nel ddl di stabilità finanziaria e che prevede la soppressione dei compensi agli intermediari per l’invio delle dichiarazioni dei redditi e dei modd. F24.
Tale disposizione non può che indignarci per l’ennesima volta e alimentare il disgusto che oramai nutriamo verso questo stato di cose, fra l’altro sull’argomento non c’è stata alcuna concertazione con le categorie. Non si discute la soppressione del compenso, considerata la miseria di esso (circa un euro) e considerato il momento che attraversiamo, ma certamente il metodo sì.

Ciò dimostra ancora una volta come non abbiamo avuto alcun riconoscimento giuridico, né tanto meno economico per l’opera che oramai da diversi anni prestiamo al fianco del Fisco. Non è più accettabile una tale forma di prepotenza e arroganza, dai professionisti hanno già avuto tanto. Troppo.

La necessità e l’urgenza di provvedimenti rivolti alla stabilità ed allo sviluppo non possono certamente indurre a provvedimenti di tal genere, per due ordini di motivi:
1. il taglio che s’intende operare, produce un risparmio irrilevante considerato il quantum corrisposto;
2. si interviene su un settore dove già il compenso corrisposto era inadeguato rispetto al servizio prestato.

Infatti, a fronte di tale opera svolta da migliaia e migliaia di studi, la stessa Amministrazione ha la possibilità di ridurre notevolmente i propri costi, ed allora invece di incentivare tale forma di collaborazione si pensa di effettuare tali tagli.
La nostra categoria non può rimanere silente davanti ad un simile stato di cose.
Non mi sembra di aver letto niente a sostegno di quanto sopra, quando ho detto in altri miei interventi, che bisogna partire dal basso e dai problemi della quotidianità intendevo riferirmi proprio a ciò. Dobbiamo capire - e far capire - che senza di noi l’Amministrazione finanziaria sarà priva di un valido sostegno senza il quale si determinerebbe addirittura la paralisi dell’intero sistema telematico. Forse è giunto il momento di dire BASTA! Ed ai nostri rappresentanti diciamo che forse è giunta l’ora di abbandonare le varie riverenze e iniziare invece a far sentire la nostra voce se necessario anche in modo irriverente.

Solo così forse potremo dare ascolto a quelle decine di migliaia di professionisti che sono sempre più insoddisfatti di questo stato di cose e di come veniamo considerati e nello stesso tempo visti dalla politica, dal Fisco e dall’opinione pubblica in genere.

Per tutto questo SIAMO INDIGNATI
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