16 febbraio 2016

Italia: aziende e professionisti in cerca di nuovi lidi

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
oggi voglio parlare di un caso balzato agli onori delle cronache di poco tempo fa: quello che ha coinvolto Google ed Apple, venute in Italia non con il nobile obiettivo del turismo culturale ma spinte dal business del cosiddetto turismo d'imposta. Le due multinazionali infatti sono finite nel mirino del fisco. E dopo che la filiale italiana di Apple ha accettato di pagare 318 milioni di euro a saldo di tutte le sue pendenze, ora è il turno di Google. Al colosso Internet è stata notificata una verifica fiscale per 300 milioni di tasse non pagate. L’accusa: il motore di ricerca più famoso al mondo, avrebbe una stabile organizzazione in Italia dove realizza profitti ma, secondo la Procura e la Guardia di Finanza, non paga le tasse. Situazioni deprecabili, non possiamo dire altro.

Ma io le prendo come pretesto per parlare delle nostre aziende. Delle multinazionali, ma anche delle piccole e medie imprese su cui vive il nostro stanco Paese. Le nostre Pmi, subissate da tasse e balzelli di ogni tipo, che vedono il costo del lavoro alle stelle da anni, che ascoltano, stremate, i nostri Governi che cambiano colore ma non slogan, che promettono cambiamenti e restano immobili, arroccati nella loro empia normalità.

Molte delle nostre aziende delocalizzano, spesso trasferiscono, fittiziamente o meno, la loro sede fiscale all'estero. Il principio è sbagliato e non voglio addentrarmi in Istituti che spesso hanno lati oscuri, ma voglio fare una riflessione più generale: io mi domando come uno Stato serio, dopo aver punito chi sbaglia con la tanto agognata certezza della pena e senza compromessi, poi non si interroghi sui motivi che spesso spingono le nostre imprese verso strade a volte sbagliate come la esterovestizione o la stabile organizzazione.
Quando si aiuteranno le nostre imprese invece che affossarle?

È una fuga di cervelli in piena regola, anche questa. Dovremmo tenerci strette le nostre particolarità, le specificità che ci contraddistinguono nel mondo e invece finiamo spesso per svilire tutto e per spingere imprese a trasferirsi in Romania, a scappare via dall'Italia. Ecco, il ragionamento che cerco di fare è per chi non emigra con l'intento di truffare ma con l'attenuante di vivere in Italia ed essere sottoposto a un regime fiscale che tutto ha fuorché l'aspetto amichevole che volevano convincerci avesse.

Provano a sopravvivere le nostre imprese. Si barcamenano in un sistema fiscale confuso che tra le proprie maglie nasconde un quadro deleterio che meriterebbe di essere chiarito una volta per tutte. Abbiamo sentito di tutto dai nostri politici, negli anni. Chi ci ha detto che pagare le tasse è bellissimo, chi invece ha sostenuto che se le tasse sono troppo inique è persino giusto non pagarle. Ecco io vorrei precisare una cosa: perché le imprese paghino le tasse, come le persone fisiche del resto, non è sufficiente una “fidelizzazione mortificante”, bisogna essere credibili, giusti, dare per primi l'esempio. E i nostri politici non sono stati proprio un brillante modello. Il punto è che bisognerebbe affrontare una volta per tutte l'evasione fiscale, il cancro del nostro Paese.
Un grande giornalista disse: "Questo è da sempre uno Stato che, invece di far pagare un po' meno a tutti, perseguita solo qualcuno: ti picchia quando sei già incatenato". Era Enzo Biagi.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy