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La calunnia … figlia dell’ignoranza e dell’invidia

Cari amici, cari colleghi,
oggi voglio condividere con voi una riflessione che va ben oltre la professione di commercialista. Una riflessione nata da una confidenza di un collega che mi ha molto colpito, innanzitutto come uomo e poi come professionista.
Tralasciando i particolari del fatto in questione, vi dico che l’argomento a cui dedico il mio editoriale è la calunnia.

Certo, a tutti può capitare di essere calunniati. Il cittadino, il pensionato, il libero professionista piuttosto che l’impiegato. Il tema è, ovviamente, trasversale. Ma questo non ci impedisce di maturare considerazioni personali.
Un collega che in pubblico ne accusa un altro, senza che questo sia presente e possa quindi difendersi o smentire. Questa è la calunnia.

Secondo il grande Luciano di Samosata, la causa principale della calunnia è individuata nell’ignoranza. Per Socrate “chi conosce il bene, allora lo compie necessariamente, mentre chi commette il male non ne è consapevole, ma lo fa per ignoranza del bene”.
Vorrei credere davvero alle parole di questi pensatori. Vorrei davvero fosse l’ignoranza la ragione di alcuni comportamenti umani. Almeno non ci sarebbe, malizia o dolo. Purtroppo molte persone sono consapevoli delle loro azioni. E così il calunniatore solitamente non può definirsi un uomo onesto o comunque in buona fede. Chi mente sapendo di mentire e, con questo, incide sulla reputazione di un professionista istiga all’odio.
Paradossalmente, a mio avviso, i calunniatori di solito godono di grande considerazione tra gli “amici”, in ambienti dove regna la gelosia ed il sospetto.
Infatti, laddove le speranze si accrescono, le invidie si fanno più aspre, gli odi più insidiosi, le rivalità più infide.
Ad essere calunniato, invece, è spesso chi ha acquisito molti onori e pertanto può suscitare invidia a chi gli sta accanto. Perché, a volte, chi sentiamo migliore di noi invece di essere uno stimolo alla nostra crescita, diventa un ostacolo. Non a caso si dice che “la calunnia disdegna i mediocri e si afferra ai grandi…” (Francesco Crispi).
In fondo, per gli appassionati di sport, questo meccanismo è simile a quel che succede nelle gare di corsa: dato il via, il bravo corridore guarda soltanto davanti a sè, e poiché il suo pensiero è teso verso il traguardo - e per vincere fa affidamento solo sui suoi piedi - non danneggia gli avversari. Ma l’altro, il rivale mediocre, non punta sulla velocità, ma alle scorrettezze: così facendo perde di mira il vero obiettivo della vittoria e si trova concentrato in piccole scorrettezze.
Quel che più mi colpisce di questa nostra riflessione, non è tanto constatare che nel mondo esistano persone senza scrupolo, amanti degli inganni e delle scorciatoie. Questo rientra nella propria morale e in quel che vuoi essere. Mi colpisce che la vittima, il calunniato, anche se avrà vinto l’eventuale causa, o comunque una volta accertata la falsità delle parole affermate a suo discredito, non riuscirà – se non con molte difficoltà – a convincere della sua buona fede, ad eliminare ogni sospetto nei suoi riguardi. “Si può rimediare al mal fatto, ma non al mal detto”.

Per capire il male che si può fare con una calunnia, ecco la storia di un anziano servitore di Dio, il cui ministero e la sua famiglia erano stati distrutti da una lingua menzognera. Troppo tardi l'autore di quel male riconobbe il suo errore e, con le lacrime agli occhi, si recò dal pastore per chiederne il perdono.
"Si, vi perdono, con tutto il cuore", rispose il vecchio pastore. "Vi perdono, che altro posso fare, come servitore di Dio? Tuttavia vorrei chiedervi un favore. Prendete un cuscino di piume e portatelo in cima alla nostra chiesa, in quel minuscolo vano dove il nostro gruppo d'oranti aveva la consuetudine di raccogliersi in preghiera. Da lassù, aprite il cuscino e disperdetene le piume ai quattro venti; poi venite a riferirmi che cosa avrete visto". L'uomo fece quel che il pastore gli aveva chiesto e ritornò dicendo: "Ho fatto ciò che mi avete detto. C'è dell'altro? "", riprese il pastore, "tornate là sul sagrato e raccogliete tutte le piume disperse al vento!"
"Oh, ma é impossibile! Il vento le ha disperse dappertutto".
"Appunto, amico mio" riprese il pastore, "è impossibile. Le piume sono disperse dappertutto e non potete riportarmele indietro. La stessa cosa è avvenuta per le vostre parole. Il male è stato fatto e in modo irreparabile".

Ma allora, cari amici e colleghi, come ci si può difendere dalle calunnie? Diventando sordi a chi vuole distrarci dal nostro impegno quotidiano. Chi vuol far bene nella vita, sarà sempre osteggiato da chi si sente minacciato dalla forza e dall’energia che sprigiona un progetto condiviso e volto al miglioramento. La ragione dovrà ergersi a severo guardiano di quanto si ascolta, ammettendo ciò che ritiene degno di attenzione, ed escludendo ciò che è privo di valore.
Ho davvero sentito la necessità di condividere con voi questi pensieri.
Credo che in ogni ambiente di lavoro, e quindi anche nel nostro, non manchino insidie e gelosie. Ma io ho avuto la fortuna di incontrare anche grandi colleghi volti alla collaborazione, che vivono pensando al bene comune. A loro dico, se necessario tappatevi le orecchie e continuate sempre a guardare avanti.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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