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LA DIGNITA’ DEI GIORNI NOSTRI

A cura di Antonio

Cari amici,
oggi mi accingo ad affrontare un tema che penso possa riguardare tutti noi, vale a dire quello della dignità dell’uomo.

Dignità che rappresenta quella forza interiore che ci consente di opporci alle varie avversità quotidiane ed avere il coraggio di rimanere sempre se stessi e non farsi plagiare per un tornaconto da questa società, dove sempre più vanno scemando i valori che davvero contano nella vita e che non incrementano il conto corrente ma ti rendono ricco dentro e fiero quando ci si guarda allo specchio. Tuttavia nella società moderna, sempre più dominata dall’ansia e dalla paura, la dignità, ignorata da molti politici, da certi giornalisti e dai “carrieristi” di turno, è stata invece sostituita dalla ricerca del successo, creando una massa di perdenti e di pochi vincenti. Coloro che il successo non possono più averlo (deboli, anziani, emarginati) sono spesso e volentieri sostenuti solo da una forma di pietismo che di fatto, umiliandoli, toglie loro anche l’ultimo granello di dignità, quasi a renderli dei morti viventi.

A tal proposito Chinua Achebe, ebbe a dire “La cosa peggiore che possa capitare a chiunque è la perdita della dignità e del rispetto di sé.”

Ciascuno di noi ha il proprio grado di dignità: c’è gente che la sente dentro tanto da giungere a gesti estremi per averla persa, ma c’è anche chi invece quotidianamente la calpesta.

Nel mondo in cui viviamo sempre più spesso la si calpesta. Basti pensare, ad esempio, ai poveri anziani che dopo una vita di stenti sono costretti quasi a mendicare per andare avanti, tant’è che quando assistiamo ad episodi di emarginazione sociale ci si spezza il cuore. Si tratta di gente che ha lavorato una vita, facendo sacrifici, e oggi si ritrova una misera pensione non riuscendo ad arrivare alla fine del mese. Nutro un profondo rispetto e una sincera ammirazione nei confronti di queste persone che affrontano le prove difficili della vita con una solida dimostrazione di dignità.

Un’esistenza che in Italia, al giorno d’oggi, si è fatta sempre più complicata. Proprio in questi giorni leggevo di un povero pizzaiolo che è stato multato dai verificatori dell’Ispettorato del lavoro perché sua moglie, che lo assisteva nel lavoro, non era assunta. Ora, ben comprendo le ragioni dell’ente che ha condotto le verifiche, tuttavia bisognerebbe analizzare ogni singolo caso in base al contesto nel quale si è verificato. La difficile congiuntura economica che sta vivendo l’intero Paese dovrebbe indurre coloro che accertano a chiudere un occhio di fronte a situazioni di questo genere. Stiamo parlando infatti di una donna che aiutava il proprio marito nel lavoro. Ritengo che in una circostanza del genere i funzionari avrebbero potuto (forse) dimostrare una maggiore comprensione nel distinguere gli episodi di lavoro nero reali da quelli simili al caso in oggetto. Tanto più che nel caso specifico, il pizzaiolo, oppresso dagli importi esosi della multa e dalle difficoltà di andare avanti, l’ha fatta finita togliendosi la vita.

In che modo si dovrebbe interpretare un simile gesto? Certamente penso che si tratti di uno di quei casi in cui, il “fatto” accaduto”, unito alle diverse difficoltà che comunque erano preesistenti, e che quindi ti portano a mortificarti, per non riuscire a garantire più un pezzo di pane, e quindi a camminare a testa alta. Certamente, non è sempre così, in quanto vista la situazione attuale dovremmo avere ogni giorno decine e decine di suicidi. Ma son diversi i modi in cui reagisce la persona, quando si vede colpito dalla disperazione che sta coinvolgendo in maniera trasversale e uniforme l’intera Penisola, senza esclusione di colpi, a tutti i livelli sociali ed economici.

Gente che, nonostante i quotidiani sacrifici, si vede calpestare le propria dignità di cittadino e lavoratore, persone alle quali non rimane nulla se non quell’ultimo brandello di forza che impiegano drammaticamente per mollare tutto e uccidersi. Non sono uomini e donne che hanno perso la dignità o che non sanno neanche di cosa si tratti, bensì soggetti che, proprio per l’alto valore che riconoscono alla dignità, non sopportano più di vedersela stracciata innanzi agli occhi giorno dopo giorno.

Persone che, come questo povero pizzaiolo, preferiscono dire addio alla propria esistenza piuttosto che dover soccombere quotidianamente all’oppressione anche di uno Stato che è cieco solo dove non ha interessi.

Qualche mese fa avevamo parlato del valore della dignità e della differenza che non dovrebbe esserci, ma che in realtà c’è, tra noi, gente comune, e gli appartenenti alla casta. Abbiamo visto infatti che da una parte ci stanno gli sfarzi e i piaceri di chi può ottenere tutto, dall’altra invece troviamo la nostra esistenza fatta di sacrifici e sconfitte. Cittadini costretti a cedere la propria dignità.

Quest’uomo, il povero pizzaiolo, sposato e con tre figli, è arrivato a un gesto estremo perché non sapeva più come venir via dall’impasse nella quale si era trovato. Quanti politici e governati ci sono che ne hanno combinate di cotte e di crude, subendo persino condanne, senza che mai sia passato loro in mente anche solo di presentare delle semplici dimissioni? Loro rimangono lì, seduti su comode poltrone, al caldo e con la pancia piena, mentre noi altri dobbiamo fare i conti con la fredda realtà dove un piccolo errore dettato dalle ristrettezze più gettarci nel baratro della disperazione.

Qualche anno fa lo scrittore Alessandro Baricco ha scritto che “c'è una dignità immensa, nella gente, quando si porta addosso le proprie paure, senza barare, come medaglie della propria mediocrità”.

Vedete quindi che non sbaglio quando dico che la dignità è in tutti noi, purtroppo però c’è chi attribuisce a questa qualità un valore ampio e forte, chi invece non saprebbe neanche cosa farsene. C’è chi bara nella vita, chi imbroglia e getta fumo negli occhi. C’è invece chi sbaglia e dai proprie errori viene sopraffatto proprio perché li riconosce come tali. Questa è la dignità. Riconoscersi e proseguire, correggendosi. A volte però la dignità cede il posto allo sconforto.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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