21 giugno 2013

MA ANDATE A MIETERE IL GRANO!

A cura Di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
nell’estate del ’65 una nota interprete dell’epoca, Louisella, cantava il suo desiderio di tornare al mondo contadino, scenario più consono a far germogliare l’amore. “Andiamo a mietere il grano”, con queste parole esortava il suo amante a seguirla nella vita campestre. Noi invece prenderemo quel ritornello, un tempo tanto familiare, per usarlo a mo’ di invito rivolto agli opinionisti dell’economia a lasciar perdere cose troppo grandi per loro e invitandoli a dedicarsi, magari in maniera più proficua, all’agricoltura.

Ancora una volta dunque dobbiamo tirare le orecchie a quanti, dall’alto delle loro cattedre di onniscienza, giudicano, chiariscono e consigliano noi miseri mortali sulle tematiche relative all’evasione fiscale. Siamo un Paese di erranti evasori, per tale ragione meritiamo d’essere redarguiti da chi, stipendio alla mano, con molta probabilità è a conoscenza della crisi solo tramite i titoli degli stessi giornali o testate televisive per i quali lavora.

Da cinque anni dobbiamo sopportare non solo il peso di una congiuntura economica che si fa sempre più pesante, quanto anche quello di sedicenti esperti e tecnici del settore economico che, non avendo altro da fare, passano il tempo a stillare consigli e a diffondere giudizi morali su questioni che, nella realtà, non vivono. La cosiddetta ‘questione fiscale’ ormai è di tendenza, è l’argomento che ravviva i salotti televisivi, che anima i confronti tra i politici e che riempie le tasche di quei giornalisti (et similia) che si erigono a guru della situazione. Ben venga se serve a far girare ‘quella’ economia! Ma, per favore, lasciate ai veri esperti l’onere e l’onore del giudizio, dell’analisi e delle proposte risolutive. Voi, se proprio avete del tempo, usatelo per studiare o, se non avete voglia, datevi all’agricoltura.

L’evasione c’è. non possiamo negarlo o faremmo la figura di chi, come gli struzzi, nasconde la testa e lascia scoperto tutto il corpo. L’Italia evade. E fin qui ci siamo. Ma siamo sicuri che gli strumenti utilizzati dal Fisco siano all’altezza?

Quale che sia la risposta ad un simile quesito, è certo che noi commercialisti non siamo i soli a nutrire forti dubbi sull’efficacia degli strumenti adottati. È infatti noto il nostro disappunto, ad esempio, sul redditometro che è stato recentemente dichiarato inefficace e ondivago proprio dalla Corte dei Conti, quindi da gente davvero esperta in materia fiscale, non da opinionisti da talk show. Il redditometro deprime i consumi e non mostra una fotografia reale dei redditi delle famiglie che controlla. Io credo che si debba puntare sulla lotta alla grande evasione, ovviamente senza tralasciare la piccola. Il punto che oggi si mira a scovare i piccoli evasori, lasciando i grandi liberi di muoversi a proprio piacimento e a volte anche con la complicità di operatori internazionali o addirittura gli stessi istituti di credito (si veda caso MPS).

Il punto è che gli ‘esperti’ della tv e della carta stampata danno giudizi senza sapere che al giorno d’oggi è praticamente impossibile fare impresa. Gli imprenditori devono considerare, da un lato, la burocrazia asfissiante e, dall’altro, il peso assurdo dell’imposizione fiscale che, come ha sottolineato qualche giorno fa il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, ha raggiunto il record massimo del 53%, ma potrebbe addirittura arrivare al 70% se si considerano tutti gli adempimenti a carico delle imprese. A ciò si deve poi aggiungere il calo dei consumi che, come evidenziato da Confcommercio, comporta la chiusura giornaliera media di 134 negozi.

Ora, è ovvio che non vi può essere alcuna giustificazione per il fenomeno dell’evasione, tuttavia ritengo che i numeri vadano letti in un’ottica differente.

Questi soloni, che sbandierano pareri e suggerimenti, farebbero meglio, quindi, ad andare a lavorare la terra (che necessità di manovalanza) perché i loro ‘consigli’ non sono di alcun aiuto ai tantissimi imprenditori che, pur di pagare i dipendenti senza aver credito dalle banche, che si son tirate indietro al momento del bisogno, hanno creato una sorta di autofinanziamento improprio delle attività economiche attraverso il mancato pagamento di tributi, per lo più IVA e contributi.

Se così stanno le cose, più che parlare a vanvera, sarà opportuno fare una lotta all’evasione seria e di pochi proclami, iniziando altresì a ridurre il peso delle tasse e costringendo nel contempo le banche a riaprire i rubinetti, visto che tra l’altro sono stati gli unici enti ad essere sostenuti dai vari governi da quando è iniziata la crisi.

E poi la ‘questione fiscale’ si porta dietro quella ‘meridionale’. Leggo che il sud è il ‘grande evasore’ del Paese. Peccato che siano però informazioni mutilate, fatte a metà chissà per quale scopo. Probabilmente l’intento è quello di protrarre all’infinito distinzioni e differenze che nella realtà sono solo geografiche, non comportamentali. Tant’è che proprio la magistratura contabile, tramite il presidente Giampaolino, ha sottolineato che nell’Italia insulare e meridionale è “più intensa la 'propensione all'evasione', con oltre il 40% dell'Iva e il 29% dell'Irap, a fronte di livelli pressoché dimezzati nel Nord del Paese”, però è altrettanto vero che “sui valori assoluti le differenze si invertono: la maggior parte dell'evasione si concentra sul Nord-Ovest, zone nelle quali si realizza la quota più rilevante del volume di affari e redditi”.

A questo punto è vero che l’unica soluzione plausibile, per chi mira ad affossare sempre più le sorti del Paese, è la campagna. Andate a mietere il grano, voi proclamati esperti! Non abbiamo bisogno né di giudizi né tantomeno di consigli inappropriati. Pertanto, visto che non riuscite neanche a meritare lo stipendio che vi arrivava con puntualità, sarà meglio che indirizziate le vostre energie alla volta del lavoro agricolo dove, ne son certo, non vi mancherà l’occasione di mettervi in mostra. Per il resto, lasciate a chi ha vere cognizioni il compito di analizzare i dati, di elaborare proposte alternative e di concorrere alla ricostruzione del sistema economico e fiscale del Paese.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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