10 dicembre 2012

MONTI = SICILIOTTI = BERLUSCONI

A cura di Antonio Gigliotti

Carissimi colleghi, ci ha raggiunti da qualche giorno la notizia delle dimissioni di Monti, che saranno operative immediatamente dopo l’approvazione della legge di stabilità. Da quando è stato notificato l’annuncio, da più parti si sono fatti sentire i soliti giudizi, sia in positivo che in negativo, sebbene è certo che al governo Monti si deve il ripristino della rispettabilità e della credibilità che ormai da qualche anno era andata persa. Accanto a ciò non va dimenticato lo spread, che grazie all’opera costante e rigorosa dell’esecutivo ha raggiunto livelli quasi accettabili. Ebbene, questi e alcuni altri sono gli elementi positivi che la squadra al governo ha contribuito a far acquisire al nostro Paese. Ma gli stessi non possono far dedurre che l’Italia si sia risollevata. A ben vedere, sarebbe opportuno chiederlo agli operari che hanno perso il lavoro, agli imprenditori che hanno dovuto chiudere o dimezzare le proprie piccole e medie aziende o ai nuclei familiari che hanno iniziato a vendere l’argenteria e i beni di famiglia per fronteggiare le esigenze quotidiane. Questi italiani, che non fanno parte della ristretta cerchia dell’alta finanza e dei poteri forti dell’economia, hanno appreso con interesse i traguardi raggiunti dal team di tecnici eppure non ne hanno tratto alcun vantaggio. Anzi, si può ben dire che ci hanno rimesso.

Il punto è questo: ben venga lo spread in calo, se una siffatta dinamica può avere qualche influenza positiva sulla quotidianità degli italiani. Purtroppo però dello spread, della credibilità e del rigore alle famiglie dei lavoratori poco importa, in quanto non sono questi i fattori che portano soluzioni ai problemi che giornalmente affrontano. Il governo in carica, dunque, ha perso di vista la quotidianità dell’italiano medio, contribuendo a ingrossare sempre di più il divario tra ricchi e poveri. È di qualche giorno fa, ad esempio, la notizia che le giovani generazioni sono sempre meno abbienti e il loro grado di sicurezza economica è in repentino calo. La grossa assenza nell’operato della squadra esecutiva si individua nella mancanza di un interessamento diretto nei confronti di siffatte problematiche.

A questo punto, quindi, un parallelismo con la nostra categoria sorge spontaneo. Vien quasi naturale paragonare il nostro presidente al premier Monti. In questi ultimi anni ci hanno raccontato che eravamo diventati UTILI AL PAESE, con un’immagine professionale ripristinata e un riscoperto ruolo nella società. Ebbene, sono questi elementi che non discuto. Però non posso sopprimere i dubbi che mi hanno investito. In sostanza, a me, come iscritto a questa onorata categoria, cosa può interessare se il nostro Consiglio nazionale è considerato credibile quando non fa nulla (o quasi) per tutelarmi? Agli iscritti, titolari di piccoli e medi studi, interessa essenzialmente risolvere i problemi quotidiani, pertanto ben si accorgono quando i posti di comando sono “vuoti” di contenuti e operatività. Contiamo poco, a prescindere dalla decantata utilità”, e questo non passa inosservato. Ad esempio, sul capitolo IMU, quanto ha influito la nostra categoria? Ebbene, il grado influenza è evidente che sia stata pari a zero. Non abbiamo preso una posizione definita, non abbiamo alzato la voce, abbiamo solo sottovalutato il problema. Intanto i Comuni si sono presi il loro tempo provocando gravi ritardi ai quali dovremo far fronte noi ancora in questi ultimi giorni che ci separano dal 17 dicembre. Mi chiedo se sia possibile che, avendo deliberato entro il 31 ottobre, alcuni Comuni si siano dovuti concedere altri trenta giorni per pubblicare quelle delibere già definite. E mi chiedo, ancora, se sia altrettanto possibile che nessuno dalla nostra stimata governance abbia preso in considerazione la possibilità di lamentarsi per le conseguenze che avrebbero (e hanno) causato tali ritardi, soprattutto alle software house e poi a noi e ai contribuenti che assistiamo.

Ecco, cari colleghi, che è quindi evidente come nella categoria si seguano le orme della politica, dove per perseguire grandi obiettivi ci si dimentica dei piccoli passi che potrebbero davvero migliorare le condizioni di lavoro della base.

L’auspicio, a questo punto, non può che guardare oltre gli ultimi eventi, a quel nuovo gruppo di governo al quale la categoria dovrà affidarsi. Il mio augurio, che so essere condiviso in larga misura, è che chiunque si siederà su quelle alte poltrone possa ritornare a occuparsi dei problemi quotidiani della categoria, affrontandoli da vicino perché solo così possono esser comprese le vere difficoltà che si incontrano quotidianamente nel nostro lavoro.

Per concludere, potreste chiedervi perché ho citato Berlusconi. Ebbene, in concomitanza all’addio (!!) di Monti, nella scorsa settimana abbiamo anche appreso l’intenzione di far ritorno in politica espressa dall’ex presidente del Consiglio. Il motivo di tale scelta, ha spiegato Berlusconi, sarebbe la totale assenza di persone capaci di guidare il Paese, oltreché ovviamente i numerosi appelli che lo avrebbero invitato a fare ritorno in campo. Anche questi episodi mi fanno pensare al nostro presidente di categoria. Siamo molto vicini a ciò che accade in politica, è ormai impossibile continuare a nasconderlo.

In ogni caso, mi pare evidente che si possa chiudere siffatta riflessione con le regole di ciò che in matematica è la proporzione e che, tradotta nel nostro caso, è la seguente:

“MONTI sta a SICILIOTTI come SICILIOTTI sta a BERLUSCONI”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy