5 dicembre 2011

Noi intoccabili …????

a cura di Antonio Gigliotti

Nel paese della bugia, la verità è una malattia. (Gianni Rodari)

A volte, per caso, la vita ti regala delle piccole sorprese. Non sempre gradite, ma tutte valide perché vanno a formare quella che chiamiamo “esperienza”.

Qualche giorno fa in libreria mi sono imbattuto in un libro che si intitola “I veri intoccabili”, incuriosito l’ho iniziato a leggere e… sorpresa delle sorprese… tra gli intoccabili ci siamo anche noi, i commercialisti.

Di istinto ho quasi riso: se noi siamo intoccabili, non oso immaginare il destino di chi non lo è, dato che siamo una categoria che da mesi cerca di esprimere a gran voce il proprio disagio interno, il proprio malessere, dopo che la professione ha subito attacchi e impoverimenti di ogni genere.

Se fossimo davvero come ci vede l’autore del libro, non saremmo ridotti così male, con la base che si ritrova a dover elemosinare l’attenzione dei vertici, che solo dopo decine di lettere si è convinta ad accogliere la richiesta di un’assemblea straordinaria, fissata tra un mese e mezzo dopo tanta attesa.

Dopo tanti soldi spesi in immagine, quel che si arriva a dire di noi è che “ siamo un partito invisibile che accomuna persone al di là delle appartenenze politiche….professionisti, tutelati da una sfilza di ordini…” .

Se così fosse non saremmo “ridotti all’osso”, alla mercè di un Fisco sempre più spietato e volto a fare cassa. Noi siamo diventati impiegati non retribuiti del Fisco ! Oneri su oneri che non ci vengono riconosciuti, ma che pesano sulla nostra attività.

I commercialisti lavorano con persone che sono in contatto con la crisi economica di questi anni, ne risentono! Devono mediare tra contribuente e Amministrazione Finanziaria, quotidianamente, coniugando diverse esigenze e spesso rimettendoci.

Noi ci presentiamo – come si legge nel libro – come paladini del consumatore mentre nella realtà facciamo parte di una élite che regge soprattutto i propri iscritti..... Noi in realtà siamo quotidianamente accanto ai nostri clienti ed ai consumatori.

Ogni onesto commercialista (e parlo della quasi totalità della categoria), mette in primo piano lo spirito di servizio che ha verso il proprio cliente. Tutto ruota intorno alla sua figura, non certo quella del professionista che spesso non viene neanche pagato per quel che ha fatto per gestire i rapporti con il Fisco.

A tal proposito voglio ricordare quante volte ci capita di rincorrere l’impiegato dell’ufficio per poter ottenere lo sgravio di una cartella o l’annullamento di un avviso bonario, perché “il sistema che gestisce i dati fiscali” non ha agganciato il ravvedimento a quel mancato versamento. Tutto ciò determina un dispendio di risorse interne e quindi di denaro, che il più delle volte nessuno ci paga.

Qui non si parla di una professione che si eredita in famiglia, qui si parla di donne e uomini che hanno studiato, che ogni giorno lavorano con serietà ed efficienza, affrontando a muso duro le difficoltà determinate da un sistema fiscale, non coordinato e caratterizzato da norme sempre meno chiare, la cui decorrenza a volte, in spregio allo Statuto del contribuente, si ripercuote anche sul passato. A tutto ciò occorre poi aggiungere anche l’attuale crisi politica ed economica del nostro Paese.

Noi (purtroppo), non siamo notai, ed a tal proposito voglio ricordare quante volte, ci capita di tentare di recuperare le nostre spettanze dai clienti, i quali dopo l’ennesima richiesta, ti ripetono che stanno attraversando un brutto periodo e non riescono per adesso a pagarti, ma guarda caso ti capita poi il giorno dopo di assisterli in un atto dal notaio, e noti come si prestano a pagare la profumata parcella del professionista, senza batter ciglio.
Perché sia chiaro, non solo scontiamo il trend negativo che accomuna tutto il mondo, ma su di noi grava anche l’instabilità politica che ha condizionato i provvedimenti finora adottati.

Il legislatore non ha tenuto conto, (e continua in tale direzione) della nostra Categoria al momento di prendere alcune decisioni che ci hanno riguardato, ed i nostri rappresentanti purtroppo, occorre prenderne atto, hanno fallito anche in tal senso, con il risultato che la nostra attività professionale è sempre più mortificata.

Quindi invito, a verificare i fatti e le circostanze, prima di mettere noi commercialisti all’interno di categorie o, forse sarebbe meglio dire, caste. A volte mi viene quasi da pensare che considerarci come appartenenti ad una casta e quindi screditarci agli occhi dell’opinione pubblica, è strumentale per chi casta lo è già (banche, confindustria, ecc..) tentando di metterci alle loro dipendenze, in una sorta di catena di montaggio, al fine di lucrare sul nostro lavoro, per togliere poi il vero interlocutore a migliaia di piccoli imprenditori.

Siamo quindi contenti di non rientrare in nessuna casta, anche se vorremmo che l’esclusione si basasse sulla nostra reputazione e non sulle obiettive difficoltà che la Categoria vive nell’essere riconosciuta come autorevole.

Vorrei chiudere questa mia riflessione di oggi con una frase di Egidio:
“L'ignorante parla a vanvera, l'intelligente parla al momento opportuno, il saggio parla se interpellato, il fesso parla sempre “
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