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NON CHIEDIAMO MICA LA LUNA

A cura di Antonio Gigliotti

Un tempo, quando qualcuno attraversava dei momenti di particolare difficoltà, si affidava a qualche Santo. È probabile che ognuno avesse il suo e non escludo che ciascuno di noi possa averlo ancora. Mi chiedo infatti chi di noi possa dirsi immune dai problemi.

Le prove della vita non risparmiano nessuno, il mondo sembra stia per crollarti addosso e l’abisso è in procinto di risucchiarti. Quando ci troviamo in situazioni di siffatta natura abbiamo solo due alternative: lasciarci andare correndo il rischio di non riuscire mai più a risalire la china e rimetterci in sesto oppure aggrapparci con tutte le forze agli appigli, seppur piccoli, che troviamo lungo la via e, per chi ce l’ha, al proprio Santo… così si tenta, a gomitate, di venirne fuori.

Ben comprendo che chi sta leggendo queste mie riflessioni potrebbe facilmente creder che Antonio Gigliotti sia uscito di testa ed è probabile che tutti i torti non li abbia. Il punto è che sono stanco di questa stagnante condizione nella quale il Paese è stato rilegato. Così come stanno le cose non si può crescere, non è neanche legittimo pensare a una ripresa. Non ci sono le basi, manca l’entusiasmo ed è assente il sostegno delle istituzioni. Lo stato attuale ci respinge verso il buio, nascondendoci quella luce che invece politici e governanti dicono di vedere. Ma quale luce? Quale ripresa? Se si togliessero le bende dagli occhi potrebbero finalmente scorgere la desolazione che fa da padrona in questo devastato Paese che, tra l’altro, sta lentamente perdendo ogni sua bellezza e qualsiasi accenno di dinamismo e creatività. Ecco perché le mie riflessioni non possono che trovare origine nell’amara situazione politica ed economica che l’Italia si trova a dover attraversare.

Da troppo tempo stiamo vivendo una crisi perenne caratterizzata dall’aumento del tasso di disoccupazione, dalla chiusura delle piccole e medie imprese e dalla delocalizzazione all’estero di aziende che non riescono più a sopportare il peso della pressione fiscale italiana. Ci dicono che la crisi è finita, ma tutti noi sappiamo bene che non è vero.

Nel confrontarmi con amici e colleghi, con imprenditori e professionisti, ho avvertito un senso di sconfitta, una sostanziale mancanza di quella forza e di quel coraggio che, come dicevo prima, sostengono la ripresa. Insomma, quegli elementi che aiutano a rialzarsi quando si cade!

E in tutta sincerità non li biasimo perché nulla, intorno a noi, ci dà quella sensazione di potercela fare, quello slancio necessario a rimboccarsi le maniche e continuare nonostante le innumerevoli afflizioni. La tv, i giornali e le radio ci mostrano un Paese in ginocchio, a prescindere dalle altisonanti parole dei governanti. Ecco, mi chiedo, ma se questi invece di parlare agissero con interventi mirati, non sarebbe meglio? Non avrebbero dei meriti guadagnati sul campo, invece di continuare a campare di rendita sulla nostra pelle?
Purtroppo sarebbe troppo semplice se a queste riflessioni giungesse anche chi stringe in mano le redini del Paese! Loro sono impegnati a litigare, a gridarsi addosso, a infangarsi, non hanno tempo per risollevare le sorti di una Penisola alla deriva.

Ma come fa il povero imprenditore, in questo contesto, ad avere ancora la forza di andare avanti? Lo si vuol capire che abbiamo anche bisogno di stabilità, di serenità e di tanto coraggio, perché oggi a rimanere in Italia e fare il cittadino onesto si fa tanta, troppa, fatica.

“La vita è piena di scelte, ma a te non ne viene data alcuna!”, sosteneva profetico il caro Charlie Brown. Pare la descrizione fedele di quel che avviene nel Belpaese: un bacino di potenzialità dal quale non siamo liberi di estrarre quella che più ci aiuterebbe a crescere.

Dateci un po' di serenità e magari la possibilità di creare qualche posto di lavoro in più... in fin dei conti non chiediamo mica la luna...o si?
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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