27 dicembre 2011

PAGHEREMO DI PIU’… anche PER ESSERE MEGLIO CONTROLLATI

A cura di Antonio Gigliotti

Curnuti e mazziati – (oltre al danno la beffa)

Il fisco ci controlla 24 ore su 24. Non è una novità e credo che dovremmo iniziare a convivere con l’idea di essere monitorati in ogni istante della giornata.
Non pare, infatti, che qualcuno si stia ribellando, che qualcuno ponga il problema della libertà d’azione.
Ad ogni modo, spiati SI, ma a nostre spese NO! Tutto era pensabile ma non che dovessimo contribuire con i nostri risparmi a questa attività investigativa.

Una misura contenuta nella manovra Monti stabilisce una sorta di monitoraggio integrale delle operazioni finanziarie, vale a dire che tutte le movimentazioni bancarie saranno sempre più sotto l’occhio vigile del Fisco. In realtà il suddetto provvedimento prevede che, dal 1° gennaio 2012, le banche saranno obbligate a comunicare periodicamente, all’Amministrazione Finanziaria, tutte le movimentazioni che hanno interessato la loro clientela, comprese quelle effettuate al di fuori di un rapporto continuativo. Notizie che ovviamente saranno utilizzate dal Fisco per far scattare eventuali controlli nei confronti dei contribuenti.

Le suddette comunicazioni, fatte al Fisco da parte delle banche, saranno di supporto agli accertamenti e quindi serviranno anche per la formazione di liste selettive dei contribuenti a maggior rischio di evasione.

Tralasciamo le considerazioni sulla presunta violazione di ogni privacy, giustificabile - forse - dall’obbiettivo che si intende raggiungere (lotta all’evasione) e concentriamoci, invece, sull’attività che dovranno svolgere a tal proposito gli istituti di credito dal 1° gennaio, nella ricognizione dei suddetti dati da inoltrare al Fisco.

A questo punto mi fermo un attimo e rifletto: mi vengono in mente tutte le attività che da circa 15 anni noi professionisti svolgiamo per conto del fisco, tanto da constatare come oramai la nostra professione sia diventata una sorta di segretariato per conto dell’ Amministrazione Finanziaria.

Ma le banche, che non sono come noi professionisti, ma aziende private che hanno scopo di lucro, a tal proposito, hanno già dichiarato che questa nuova attività che dovranno svolgere, avrà ovviamente dei costi. Costi sui quali si cercherà di lavorare con la massima efficienza interna, per non farli ricadere troppo sulla clientela, che, comunque, si accollerà una parte di tali oneri. Bene, niente di straordinario verrebbe da dire.

Ma allora mi chiedo:
• Perché per la nostra collaborazione, oramai decennale con il fisco, che è quindi diventata “ordinaria”, non esiste alcuna possibilità di riversare, sia pure in parte, i costi ad essa collegati sui clienti, i quali a stento oramai pagano le nostre competenze, quando va bene??!!!
• Perché non debba essere la stessa Amministrazione Finanziaria, dal momento che svolgiamo tale attività per suo conto, ad assorbirsi almeno parte di tali costi?

E non mi si venga a dire che adesso c’è la crisi, in quanto la nostra collaborazione nei confronti del fisco non è iniziata ieri, ma si protrae oramai da circa 15 anni…
E quindi, perché deve essere completamente a carico dello studio, nell’assoluta indifferenza di chi ci rappresenta?

Ma non finisce qui, perché noi commercialisti non solo non siamo ricompensati ma sosteniamo oneri a fronte di tale collaborazione, oramai decennale, e infine non siamo neanche considerati, né da parte della classe politica, né tantomeno dalla stessa Amministrazione Finanziaria.

Ed ancora poi mi chiedo, ma possiamo veramente considerarci soddisfatti, come qualche autorevole nostro rappresentante di categoria ha scritto qualche giorno fa, per il sol fatto che a pochi giorni dalla scadenza dello spesometro, ci hanno spostato il termine di invio al 31 gennaio 2012?

E’ questo un motivo di soddisfazione o di collaborazione con l’Agenzia di cui dobbiamo andare fieri?

Se in tal modo si pensa di dimostrare la capacità di farci ascoltare, mi spiace, ma ancora non ci siamo.

Chi sostiene il contrario molto probabilmente non vive la realtà quotidiana degli studi, e forse dovrebbe ascoltare maggiormente la voce dei colleghi che lamentano lo stato di grave difficoltà in cui oramai ci hanno ridotti, sotto gli occhi impotenti dei nostri rappresentanti…

Date le circostanze sarebbe meglio fare qualche proclamo in meno, anche perché ad essi nessuno ormai fa caso più.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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