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Presente, passato e futuro

A cura di
Antonio Gigliotti

Il presente: cartina tornasole della nostra qualità di vita. Sospeso tra passato e futuro è l’istante che caratterizza le nostre giornate. Ma per renderlo ogni giorno migliore, per noi stessi e per gli altri, non bisogna mai dimenticarsi del “prima” e chiedersi sempre come si vuole che sia il “dopo”.
Proprio rispondendo a questa domanda si crea futuro.
E allora cerchiamo di applicare questo ragionamento alla nostra Categoria.
Ieri – Se per un attimo pensiamo al nostro passato, non può non venirci in mente il periodo in cui le dichiarazioni dei redditi (740/750/760) si compilavano ancora a mano. Quante serate (e nottate) di maggio trascorse nello studio. Si finiva addirittura all’alba, si tornava a casa, il tempo di una doccia e di nuovo a lavoro: “Tanto ormai mancano pochi giorni al 31 maggio”. Questo era il pensiero che ci consolava e dava la forza di sostenere quei ritmi. Il 1° giugno, giorno magico, sembrava una nuova vita: Ci si accorgeva improvvisamente che l’aria era calda e l’estate era quasi alle porte. E così, finiti quei giorni di stress, si riprendevano i soliti ritmi.
Ed ancora primavera 1993, altro momento storico per noi commercialisti: chi non ricorda il modello di dichiarazione dei redditi arricchito da nuovi riquadri e nuove richieste (il “redditometro”, la “minimum tax”, la “tassa sulla salute”, l’ISI e l’ICI)? Modello che segnò il momento più alto di incomprensione e conflittualità tra i cittadini e il fisco. Al punto da far coniare al Capo dello Stato la definizione di “lunare”. Era l’avvento della semplificazione fiscale!
Oggi – Per professionisti che puntano costantemente a fare meglio, che si dedicano al proprio lavoro con serietà e passione è difficile essere pienamente soddisfatti del presente. Perché, ovviamente, c’è sempre un margine di miglioramento. È pur vero che l’attuale panorama in cui siamo chiamati a lavorare non ci è affatto d’aiuto. Tanti i problemi, poca la voglia di risolverli. E allora via con un elenco di cose che non ci stanno bene, che non ci aiutano a rendere un buon servizio ai nostri clienti.
Alluvione fiscale. Ogni anno in Italia, secondo alcune stime, sono emanate oltre 60.000 nuove disposizioni tributarie. Il fisco italiano cambia le regole del gioco più volte nel corso dello stesso esercizio finanziario. Questo atteggiamento mette in seria difficoltà tutti noi che cerchiamo, oserei dire quasi disperatamente, di rispettare in modo corretto i diversi adempimenti fiscali. La normativa fiscale in Italia nell'ultimo anno è cresciuta più del doppio rispetto agli altri Paesi europei.
Adempimenti infiniti. C’è stato un aumento esponenziale degli adempimenti fiscali che partono a gennaio e si concludono a dicembre. Con la fortuna di riuscire a fare qualche giorno di ferie il giorno di ferragosto.
Un mare di accertamenti - Ormai si sviluppano accertamenti a raffica, adesioni poco convinte e stravince la standardizzazione: coefficienti, parametri e studi di settore, ne sono stati un esempio con sconti variabili dal 10 al 20% più o meno per tutti, prendere o lasciare. Quasi sempre il contribuente finisce per accettare, pur di evitare le perdite di tempo e di energie necessarie per affrontare un contenzioso che costringerebbe comunque - in un caso su due, stando agli ultimi dati diffusi sulle sospensioni cautelari - ad anticipare il 50% degli importi a favore dell'Erario.
Perdite di tempo. Il fisco lumaca non accelera, anzi. Si sprecano le proteste per le perdite di tempo che potrebbero essere agevolmente evitate: più efficienza, ad esempio, dei call center e degli uffici; meno formalità per il deposito di documenti, risposte a questionari; per non parlare dei tempi necessari per sospendere una “cartella pazza”.

Burocrazia fiscale. E’ crescente l’insofferenza verso le inefficienze della burocrazia fiscale. Uno degli ultimi rapporti annuali apparso su PromoPa riguardo le piccole imprese, afferma come la burocrazia fiscale abbia avuto un voto di gradimento (si fa per dire) pari a “4”. Qualche esempio degli impegni più detestati? Gli adempimenti “black list” (relativi ai rapporti con i cosiddetti paradisi fiscali), seguono gli obblighi sui servizi Intrastat, le complicazioni dell’Irap (che si paga anche quando si è... in perdita) e gli adempimenti sull’ antiriciclaggio, tanto per citarne alcuni.

Gioco dell'oca. Il fisco in Italia funziona con l'onere della prova a carico dell'accusato. È cioè l'indagato che deve – a tutti i costi e al contrario di quanto accade negli altri Paesi – dimostrare di essere innocente. Equitalia, prima incassa, ma poi – dovendo restituire le somme - non paga. Ciò è quanto accaduto fino a poco tempo fa con gli studi di settore, dove uno strano strumento denominato “GERICO” voleva avere la presunzione di calcolare quanto era il guadagno di ciascun contribuente dotato di partita IVA, a prescindere. Ciò che preoccupa oggi, invece è il nuovo redditometro. Dalle prime analisi sul contenuto del nuovo strumento, temo che ci ritroveremo ancora una volta difronte ad un metodo di calcolo del reddito del contribuente “standardizzato” la cui applicazione di massa - giustificata dagli obiettivi di cassa da raggiungere - sarà poco diverso dal vecchio e assurdo redditometro, dove ancora una volta sarà determinante il contraddittorio con gli uffici, come dire parlare con un sordo…
Domani? - All’orizzonte, per restare in tema di adempimenti, ci sono gli elenchi clienti e fornitori, il nuovo redditometro, un crescente ricorso alla confisca per equivalente e poi una pericolosa e rapace riscossione. Il nuovo sistema della riscossione che partirà da luglio, appare vessatorio e ingordo. Infatti il Dl 78/2010 - consentendo all'ente impositore di attivare un'azione diretta di aggressione sui beni e sulle cose del debitore (di tutti i debitori, non solo di quelli "a rischio") già dal 90° giorno successivo alla notifica dell’avviso di accertamento - si mostra lontano dalla realtà operativa dove sovente le richieste di sospensiva sono discusse a distanza di tempo dal deposito del ricorso. La conseguenza di questa previsione è l’obbligo anche per i contribuenti "virtuosi", vale a dire quelli le cui doglianze saranno accolte dai giudici di prime cure (ora circa la metà), ad anticipare le somme in base all'articolo 15 del Dpr 602/73 (50% delle maggiori imposte, contributi, oltre agli interessi), salvo poi cercare di ottenerne il rimborso.
Ora, il passato difficilmente si può rimpiangere. Fatti salvi, ovviamente, i ricordi nostalgici legati a quegli anni. In cui non c’era tecnologia e di momenti duri ce ne sono stati, ma lo spirito di Categoria era forte e teneva tutti uniti e protratti verso il futuro. Quel futuro di allora è il nostro presente e non possiamo dire di essere soddisfatti. Molte cose sono cambiate, ma forse non in meglio. E di questo dobbiamo preoccuparci, di questo in un certo senso siamo responsabili. O almeno lo sono i nostri rappresentanti. Sono loro che possono davvero cambiare in meglio la nostra professione. Hanno la possibilità di farsi ascoltare dalle istituzioni. Serve innanzitutto la loro volontà per contribuire a rendere il futuro della Categoria più simile a quello che gli iscritti immaginano e desiderano. C’è bisogno di rappresentanti che siano interpreti concreti e incisivi dei nostri bisogni.
Mi permetto di suggerire quanto scritto da Ernesto Che Guevara : "L’unico modo di conoscere davvero i problemi è accostarsi a quanti vivono quei problemi e trarre da essi, da quello scambio, le conclusioni".
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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