15 settembre 2015

QUESTA ITALIA SEMPRE PIÙ POVERA

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
in questi giorni di riposo che ci siamo lasciati alle spalle ho avuto modo di riflettere su una situazione sempre più dilagante: quella della povertà, una nuova povertà che sta lacerando il Paese.

Da un lato, abbiamo gente sradicata che attraversa il mare con barconi sgangherati, nella speranza di trovare accoglienza e salvezza, dall’altro abbiamo invece italiani che stentano ad arrivare alla fine del mese, con tasse stringenti, stipendi sotto il minimo e depressione crescente. In entrambi i casi, il denominatore comune è la disperazione.

I nostri connazionali che fino a qualche tempo fa potevano considerarsi appartenenti a pieno titolo alla classe borghese, stanno ora vivendo un periodo di buia difficoltà, complice anche una crisi economica che stenta ad abbandonare la Penisola. In genere, soprattutto nelle grandi città, lo stipendio al quale arrivano è pari a 500 euro, che è poco se si calcolano le spese giornaliere. Queste persone si mostrano agli occhi degli altri con modi che all’apparenza non farebbero destare alcun dubbio, salvo poi ritrovarli alle mense della Caritas perché non sono nelle condizioni di acquistare i beni alimentari di prima necessità. Sul punto è intervenuto anche l’Istat con l’ultima stima sulla povertà diffusa a luglio, quando i poveri in Italia erano 7,4 milioni, dei quali ben 4 milioni e 102 mila sono i soggetti che vivono in condizione di povertà assoluta.

E mi preoccupa anche il fatto che, nella maggior parte dei casi, a essere colpiti da questa ondata di povertà siano i giovani professionisti, provati di quelle speranze e di quelle aspettative che avevano arricchito i nostri anni giovanili. Secondo il più recente rapporto Adepp sulla previdenza, infatti, i giovani pofessionisti dichiarano entrate che risultano inferiori a quelle degli operai. Ad esempio, un avvocato con età non superiore ai quarant’anni arriva a guadagnare in media 24.000 euro lordi all’anno, mentre un architetto o un ingegnere arrivano a stento a 18.000 euro lordi. Ora, queste cifre potrebbero essere discrete se non fosse che in una grande città i soggetti che le dichiarano vivono in situazioni pressoché indigenti.

Tali riscontri creano amarezza e sconcerto. È chiaro che chi di dovere dovrebbe rendersi conto delle file davanti alla Caritas e guardare in faccia quelle persone che, purtroppo, non sono più soltanto stranieri. “Solo i poveri conoscono il significato della vita; chi ha soldi e sicurezza può soltanto tirare a indovinare”, scriveva Charles Bukowski. In Italia sempre più persone stanno iniziando a conoscere il significato della vita, ahimé!
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