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SCHIACCIATI DAL PENSIERO UNICO

A cura di Antonio Gigliotti

Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi. (Leo Longanesi)

Ancora una volta - l'ennesima - il mio lavoro e quello della mia squadra, si ritrova ad essere oggetto di particolari attenzioni da una precisa area della nostra Categoria, quella che fa capo al “pensiero unico”. Solo ora, sulla mia pelle, capisco quanto sia difficile essere l’alternativa. Ma soprattutto capisco quanto questa spaventi, terrorizzi gli altri. Torno a dirlo, si tratta di democrazia. Di libertà di espressione.

Da quando è nato il quotidiano fiscal-focus.info sono stato oggetto di particolare attenzione e mi sono arrivati, in via più o meno diretta, molti segnali, in talune circostanze quasi intimidatori.
Sicuramente sono stati molti gli ostacoli che ho dovuto superare, insieme alla mia squadra di lavoro, per non perdere la fiducia e la determinazione che ci vogliono per non permettere agli altri di schiacciarti, di metterti a tacere solo perché loro la pensano diversamente.

Ebbene,io non ho mai attaccato nessuno, anche perchè sono convinto che ogni opinione vada rispettata così come il lavoro di ognuno. Posso non condividerne i contenuti – chi legge il mio quotidiano sa che le mie visioni sono diverse dal pensiero unico – ma, mai e poi mai ho pensato che non dovesse avere spazio, che non fosse giusto il confronto.

Forse, perché, non ho nulla da temere.
Forse perché sono abbastanza convinto della forza delle mie idee e del fatto che, in un momento come questo, bisogna fare molto e di più per rafforzare la Categoria.
Forse perché credo semplicemente nei valori della democrazia.

Non è lo stesso per alcuni dei miei colleghi e per tutti coloro che seguono la dottrina del pensiero unico.

Ci sono persone che parlano e criticano senza conoscere. E queste non fanno bene al dibattito. Non fanno bene ad una Categoria che ha ben altri problemi da affrontare e che lentamente sta perdendo terreno. Resta fuori dai grandi temi.

Del resto, non sembra che con il Governo attuale, guidato dai cosiddetti tecnici (che in teoria avrebbero dovuto conoscere più a fondo i problemi della Categoria e del Paese in generale), le cose siano cambiate. Anzi, eravamo poco considerati prima, lo siamo ancora di meno adesso.

E questo, oggi, è ancora più grave: i tecnici del Governo non ci riconoscono come tecnici con i quali interloquire. La nostra reputazione non è sufficientemente alta per partecipare alla ristrutturazione del Paese.

Equitalia, con il suo Presidente, è diventata un’ eroina. Sulle pagine di tutti i giornali regna un’immagine molto parziale dell’Agenzia delle Entrate e noi non riusciamo a contrastarla. Noi commercialisti e noi cittadini, sappiamo bene cosa vuol dire, Equitalia.

La Categoria è scomparsa dallo scenario. Non viene mai interpellata. Eppure si sta parlando di riformare le professioni, di riforma fiscale. Oggi più che mai siamo attuali: si parla di temi a noi cari, senza di noi. Se non è questo sintomo di declino

Forse è giunto il momento di iniziare seriamente a prendere coscienza che il problema non sta in chi ci governa, ma in chi ci rappresenta.

Così come, forse, occorrerebbe anche riflettere su cosa siamo riusciti a comunicare all’esterno ed all’opinione pubblica in questi anni, visto che si parla (e si è speso) tanto sul rilancio di immagine della Categoria.

Una Categoria che si ritrova, semplicemente, ad essere senza immagine. Trasparente, anonima.
Non mi pare neanche che sia migliorato il rapporto con gli uffici o che l’opinione pubblica abbia compreso i motivi di alcune nostre resistenze o contrarietà, su alcune norme introdotte.

Che se a volte protestiamo è per difendere gli interessi dei nostri clienti, che spesso poi sono gli associati di Confindustria; di quella Confindustria dalla quale stiamo ricevendo attacchi e che noi indirettamente continuiamo a promuovere.

I commercialisti devono capire che il dibattito serve. Serve il confronto per trovare le soluzioni migliori che ci facciano risalire la china. Non possiamo restare indietro. Ammesso che non lo siamo già.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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