23 giugno 2021

Addio all’Apple Daily, l’ultima voce libera di Hong Kong

Dopo l’arresto dell’editore Jimmy Lay, Pechino ha letteralmente costretto alla chiusura la testata che da 26 anni rappresentava una delle poche voci libere della città ancora convinta di godere di un trattamento speciale

Autore: Antonio Gigliotti
“A causa della situazione attuale, la versione stampata dell’Apple Daily terminerà la pubblicazione con l’ultima edizione di giovedì 24 giugno, mentre la pagina online non sarà più accessibile dopo le 23:59 di sabato 26. La compagnia ringrazia i lettori per il loro sostegno costante, insieme ai giornalisti, lo staff e gli inserzionisti per il loro impegno negli ultimi 26 anni.

Con questo si conclude il nostro notiziario, grazie per il sostengo, arrivederci e state attenti”. Sono le poche, amare parole con cui la redazione dell’Apple Daily, giornale di opposizione di Hong Kong, annuncia la chiusura definitiva di ogni pubblicazione. La decisione, comunicata dal consiglio di amministrazione, è arrivata dopo l’ultimo duro colpo inferto da Pechino, che ha imposto il blocco giudiziario di tutti i conti bancari, togliendo il poco ossigeno rimasto.

Le avvisaglie della fine ormai prossima erano diventate chiare la scorsa settimana con l’arresto della dirigenza: amministratore delegato, direttore, l’editorialista di punta e tre alti funzionari, tutti accusati di complotto e cospirazione con potenze straniere, erano stati portati fuori dalla redazione in manette al termine di una perquisizione durata diverse ore. La reazione della testata, ormai quasi disperata, era stata di stampare 500mila copie andate esaurite nel giro di poche ore, una mossa che ha innervosito ancora di più Pechino, da sempre convinta che l’arresto lo scorso dicembre dell’editore Jimmy Lay sarebbe stato sufficiente a tagliere le gambe alla testata.
Lay, condannato in prima istanza a 20 mesi per manifestazioni non autorizzate, è tutt’ora in attesa di un nuovo processo per violazione della durissima legge cinese sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino.

La notizia della chiusura dell’Apple Daily è stata accompagnata con entusiasmo dagli altri media controllati dal regime, che hanno calcato la mano sull’editore definendolo “un cane che lustra le scarpe agli americani”.
Immediata la reazione del Regno Unito, che attraverso il segretario di stato Dominic Raab ha commentato aspramente la decisione: “La chiusura forzata dell’Apple Daily da parte delle autorità di Hong Kong è una dimostrazione agghiacciante della campagna per mettere a tacere tutte le voci dell’opposizione. È più chiaro che mai che legge sulla sicurezza nazionale viene utilizzata per ridurre la libertà e punire il dissenso. Il governo cinese si è impegnato a proteggere la libertà di stampa e di parola nell’ambito della Dichiarazione congiunta Regno Unito-Cina. Chiediamo ufficialmente che mantenga impegni assunti liberamente”.

All’ultimo numero, previsto per domani, penseranno una ventina di tipografi e una minima parte dei redattori, i pochi decisi a sfidare incriminazioni pesanti che possono costare anni di galera.
La storia dell’Apple Daily inizia nel 1995 su idea di Jimmy Lai, editore del gruppo “Next Digital”. Immediatamente schierato al fianco della metropoli che ai tempi godeva ancora del principio “Una Cina due sistemi”, una sorta di trattamento di favore, rimasuglio del lungo status di colonia britannica mal digerito da Pechino.

Come risultato della posizione editoriale, apertamente schierata con i movimenti “pro-democrazia”, la testata è stata soggetto a boicottaggi pubblicitari e pesanti pressioni politiche, compresi diversi blitz della polizia scattati lo scorso anno, dopo l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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